F a’ da bravo, ci diceva la mamma quand’eravamo bambini, e papà ci guardava minaccioso. Poi tutto si è rovesciato (affermazione che tradisce un’età avanzata, siamo consapevoli di essere qui a costituirci), da quando sono spuntati i social network. Il buono annoia, il cattivo attrae e talvolta porta a un seggio: detto in “generale”, nel senso di Vannacci, candidato leghista alle Europee.

Sui social abbiamo tradito donne violentate, svergognato gente accusata di reati mai commessi, mostrato i video intimi di ragazzine postati dagli “ex”. Alcune si sono uccise. Ora, per pubblicizzare un suo singolo (niente titolo: non ci caschiamo), arriva un tale Fabio Rovazzi, youtuber e cantante: in una diretta Instagram da Milano simula uno scippo ai suoi danni, fregando il pubblico. Il post diventa virale come il commento del sindaco, Beppe Sala: «Arrogante».

Confidiamo in Milano, capace di una seconda ribellione raccontata da Beppe Severgnini sul Corriere: il conducente di un Suv ogni giorno parcheggia in divieto di sosta, davanti a un ristorante. Una volta, al ritorno si ritrova il cofano apparecchiato: tovaglia, piatto, bicchiere, pane. L’avrà capito, che il suo Suv non è un tavolino? E che, ma è più difficile, «arrogante» lo è pure lui? Stupirebbe: quelli così si reputano furbissimi. Lo diceva il Marchese del Grillo: «Io so’ io». Poi ci spiegava dettagliatamente il nostro ruolo.

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