In ordine sparso
Caffè Scorretto
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T rump ha scoperto l’America. O meglio: quella parte maggioritaria che lui ha portato dallo stato di quiescenza alla ribalta. L’America ora è quella di Trump. Domani chissà. O la si accetta così com’è oppure la si rifiuta, senza la pretesa di cambiarla. Non ne abbiamo né la capacità né la forza. Gli americani sono un popolo molto giovane, che troppo presto si è trovato a svolgere il ruolo di capo dell’Occidente, senza sufficiente accumulo di passato e di cultura. Perciò spesso si comporta in un modo che noi europei, dalla mente sofisticata, abituati ai doppi giochi non capiamo. Trump ha parlato e continua a parlare agli americani con la forza dell’ovvietà promettendo di dargli ciò che loro vogliono. E di abolire ciò che rifiutano. Quel che dice è ciò in cui l’America crede: tanto che contro di lui non c’è alcuna reazione popolare. Anche le èlite, in una certa misura, lo assecondano. Noi europei lo vorremmo diverso: non ci piace la sua arroganza, il suo atteggiamento è urticante, il tono della voce è indisponente. Quando parla di pace, obiettivo che certamente vuole raggiungere, è aggressivo come chi minaccia una guerra. Ciò nonostante i leader europei corrono a Washington in ordine sparso. Rappresentano ognuno uno spicchio del Vecchio Continente, che a confronto dello scenario mondiale dinamico di oggi, appare sempre più un continente vecchio.