Presentandosi come nuovo allenatore del Napoli, A ntonio Conte ha sfoderato due frasi a effetto. La prima: «Nella storia rimane solo chi vince». La seconda: «Sono cresciuto in mezzo alla strada». Forse chi capisce di calcio (pardon: di filosofia calcistica) saprà interpretarle correttamente e trovare in esse dei significati nobili o comunque condivisibili. Chi viceversa di calcio capisce poco, e in fondo anche di filosofia, resta per un po’ a grattarsi la testa con l’impressione che siano due affermazioni collegate.

Perché crescere in strada è un’esperienza dura e significativa, e pure crescere per strada. Ma crescere in mezzo alla strada significa avere una formazione da aiuola spartitraffico.

E quando cresci tra lo smog e le auto che sfrecciano - senza mai approdare a un marciapiede e neppure a quell’oasi di socialità che in certe situazioni è un semaforo, piantato sull’asfalto con una striscia di mezzeria come unica interlocutrice - vieni su con poche, granitiche e sbagliate convinzioni. Per esempio che nella storia resta solo chi vince. E non sai che nella storia c’è un’ala principesca che ha come inquilini gente come Ettore, Salvador Allende, Dorando Pietri, Ugo Fantozzi e il Capitano Achab. È un posto dove magari non si festeggia granché, ma non ce n’è di più interessanti.

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