Il libro e lo specchio
Caffè Scorretto
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I titoli dei giornali, inevitabilmente sintetici e allusivi nella loro brevità, una volta sì e l’altra pure rischiano di banalizzare. Perciò quando l’ottantacinquenne Bertinotti dice in tv che lui avrebbe lanciato «un oggetto contundente» (e poi specifica: «un libro») contro Meloni che strumentalizzava e sviliva il manifesto di Ventotene, i quotidiani strillano un logoro “Bertinotti choc”.
Ma quella frase è tutto fuorché choccante. Lo sarebbe se l’avesse pronunciata un missionario, un pacifista vegano o qualcuno del genere. Ma da Bertinotti te l’aspetti. Non perché sia una frase violenta, visto che non parliamo di un bullo. Ma perché è una frase consapevolmente sbagliata. E parliamo di un vanesio. Pensavamo che aver fatto cadere il governo più saldamente progressista che abbiamo mai avuto, averci regalato la Berlusconeide pur di dimostrarsi il più a sinistra di tutti, il più tosto e più intransigente, lo avesse placato. E invece, davanti a una destra che non vede l’ora di distrarre in un modo qualunque il Paese dalle proprie contraddizioni, eccolo che alimenta il vittimismo degli avversari con una frase insulsamente gladiatoria. Così quelli possono gridare alla sinistra canaglia, e lui intanto si guarda allo specchio e si innamora ancora una volta. Lenin definiva l’estremismo una malattia infantile del comunismo. Quella senile dev’essere il narcisismo.