L a nave è partita, “dove arriverà non si sa” per cantarla con Endrigo. Giorgia Meloni salverà l’Italia dal disastro generale come Noè l’umanità dal diluvio universale? Speriamo. Lei al timone, Silvio e Matteo a prua e gli altri a poppa. Nel barcone Italia che lascia il porto per il mare aperto non è prevista l’ammuina. Ognuno al suo posto. “Issa la vela” urla Giorgia al Cavaliere. Bossi invita Salvini a “lascare la randa” per evitare altre scuffiate. Il “Senatur” col chiodo fisso del federalismo integrale, cantilena “Ora e per sempre addio, sante memorie; addio sublimi incanti del pensier” (Verdi, Otello). Ma Salvini non molla e riscopre lo spirto guerriero ch’entro gli rugge: “Sangue, sangue, sangue”. Il Cavaliere non si scompone e perché intendano che non è solo canzonette& barzellette si aggrappa a Verdi: “questa o quella per me pari sono”. Giorgia Meloni, a un passo dalla solennità di palazzo Chigi, trascura la stornellata romana per la classica “Io non so se son desta oppur se sogno ancora”. A poppa Matteo Renzi forgia un impeccabile “Non so più che cosa sono”, gli risponde Carlo Calenda” “Ah dispar vision”. Conte sta sulle sue: “Deh! non vi avvicinate”. Finché chi sta a poppa non incrocia chi sta a prua e insieme intonano il coro finale: “Andiamo, andiamo a tavola, si voli a giubilar”.

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