C hi si modera anche nelle parole raramente si perde, è una massima vecchia ma sempre attuale. Est modus in rebus, c’è un limite a tutto oltre il quale ci perde la faccia chi sfacciatamente si assume un ruolo oltre le sue capacità concionatorie e fa perdere la fiducia ai cittadini basiti e parecchio infastiditi dal pour parler giusto per strappare un titolo o un’inquadratura. Ma vallo a spiegare a Marcello Gemmato, farmacista rapito dalla politica, che un sottosegretario alla Salute quando tratta questioni che riguardano la materia di cui dovrebbe occuparsi, può anche pensarla (per assurdo) diversamente dagli scienziati sui vaccini e sul Covid e e anche da chi gli ha benevolmente affidato la poltrona, ma non può nascondere la mano dopo aver fatto danni tirando la pietra. “La frase va contestualizzata” e cioè? Salvo poi confessare che forse si è espresso male o non è stato capito. Dubita dunque esiste e per farla finita ha giurato di essersi pure vaccinato contro il Covid. Comunque sia è tempo di smetterla di cercare riparo, dopo aver combinato un minestrone, dietro il muro della contestualizzazione che è decisamente di pasta frolla quando si parla di un fatto non di trent’anni fa ma di ieri l’altro. Non sta proprio in piedi. Onorevole Gemmato confessi di aver sbagliato che, oltre a far rima baciata, sarebbe l’unica mossa azzeccata.

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