E ppure una strada per uscire dal ginepraio politico giudiziario c’è. Facciamola breve: Giorgia Meloni va da Mattarella e si dimette. Il capo dello stato non trova soluzioni alternative e scioglie le camere. Si torna alle urne. Per dimostrare il suo patriottismo, e che tiene più all’Italia che a sé stessa, Giorgia firma con Elly Schlein un patto: il centrodestra non si presenta alle elezioni e lascia “campo largo” al centrosinistra. Che, non avendo avversari, non può che vincere pur avendo Conte Giuseppe in seno. L’intesa stabilisce che in cambio della desistenza il nuovo governo deve rinnovare l’accordo con l’Albania sull’accoglienza dei migranti: Giorgia, si sa, è puntigliosa. Palazzo Chigi, pensa Elly, vale bene una messa laica. E accetta. Il viavai in Adriatico riprende e s’intensifica. Nessun magistrato rosso o arcobaleno si oppone. Tra politici e toghe scoppia la pace. Bonelli, Fratoianni e Rosi Bindi stabiliscono quali sono i Paesi sicuri. La giudice Silvia Albano approva e benedice. Le procure della Repubblica lodano il nuovo corso. L’Italia è pacificata. Affidiamoci quindi ai magistrati, non siate diffidenti. Sono loro gli ottimati, loro conoscono il giusto e l’ingiusto, sanno tutto di tutto, e di tutti. Per lasciarli governare aboliamo i ludi cartacei elettorali e sospendiamo la democrazia: con sentenza di un tribunale, ovviamente.

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