P er carità, c’è sempre tempo per deludere. E però questo ministro Giuli le primissime non le sta sbagliando. Magari è stato un po’ verboso in Commissione, quando presentando il suo programma forse si è fatto prendere un po’ la mano con le parole dense. E però, dai, ha anche detto delle cose interessanti. Per esempio ha mostrato rispetto umano e culturale per Saviano, riconoscendone il valore, il coraggio e la vita d’inferno. Al tempo stesso ha fatto capire chiaramente che non ne condivide tutte le uscite e anche questo è rispetto, non farne un bersaglio al quale revocare la scorta né un’immaginetta da applaudire acriticamente. Poi ha detto anche una cosa spiritosa, e cioè che la sinistra è troppo importante per lasciarla alla sinistra, e ne ha detto una giusta e repubblicana, e cioè che lui è il ministro della cultura italiana e non della cultura di destra. Dato che la sua laurea ha fatto inferocire gli illiberali che volevano boicottargli la discussione della tesi, e che ieri ha scelto un capo di gabinetto che fa saltare la mosca al naso agli integralisti, ce n’è abbastanza per guardarlo con curiosità. Viene da una gioventù nell’estrema destra, sì, e questo ha un vantaggio: se si parlerà di fascismo almeno non si rintanerà nel solito “e allora le foibe” come fanno quelli che al fascismo ammiccano per omissione, per non perdersi quattro voti o quattrocentomila.

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