Chaucer e Dante
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
D ue giorni fa, 25 ottobre, alcuni letterati inglesi riuniti in cenacolo hanno celebrato con letture, dibattiti e conferenze Geoffrey Chaucer, che in tale data morì nel 1400. Chaucer, chi era costui? direbbe un don Abbondio redivivo. Non sono molti al di fuori dell’Inghilterra coloro che lo conoscono. È noto invece il suo capolavoro, “I racconti di Canterbury”, rimasto incompiuto. La trasposizione cinematografica l’ha reso celebre, ma il suo autore non è diventato altrettanto famoso, come invece merita. Chaucer è colui che per primo scrisse in “inglese medio” invece che “antico” un’opera letteraria in versi ritenuta il fondamento della lingua inglese contemporanea. I suddetti letterati d’Oltremanica hanno affermato che la sua influenza è pari a quella della Divina Commedia sull’italiano e, allargandosi, che i due scrittori sono di pari grandezza. Sul piano tecnico linguistico è vero. Va però precisato che fra le due opere non c’è alcuna somiglianza, né sono tra loro paragonabili i due autori. Chaucer, pur essendo stato un ottimo verseggiatore e personaggio influente della diplomazia londinese, non regge il confronto con Dante. Il nostro sommo poeta è mente universale, la sua fama non ha confini; quella di Chaucer ha superato a stento il canale della Manica. Don Abbondio non interromperebbe la lettura del breviario per domandarsi: Dante, chi era costui?