P arlatene bene, parlatene male, purché ne parliate. È un vecchio adagio della pubblicità che ben si attaglia a quanto accaduto all’ultimo spot televisivo del Parmigiano Reggiano, una delle tante eccellenze alimentari italiane. La pubblicità firmata dal famoso regista Paolo Genovese ha scatenato un putiferio perché esalterebbe lo sfruttamento dei lavoratori. Nel filmato c’è un gruppo di amici, giovani, multiculturali, aspiranti masterchef in un ristorante stellato che dopo una notte in tenda si mette in viaggio in camper alle 5 di mattina verso la fabbrica del Parmigiano. Qua, c’è Renato, che gira il latte, addensa, separa, dà forma, “da quando aveva 18 anni fa questo tutte le mattine, 365 giorni l’anno”. “Ma davvero lavori 365 giorni l’anno?” chiede una ragazza, e lui annuisce. Apriti cielo. Sui social è successo di tutto. “Ma Renatino se serve coglie pure il cotone nella piantagione?”, uno dei tanti commenti sarcastici che si sono uniti alla condanna di politici, sindacalisti e intellettuali. Tutti indignati per una finzione. Nessuno che si indigni per i pastori sardi, che lavorano realmente 365 giorni all’anno per poi vendere il latte a meno di un euro al litro.

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