L eggendo i giornali dei giorni scorsi due notizie hanno attirato la mia attenzione. A Roma un’avvocatessa di 34 anni è stata assassinata dal suo ex compagno che non si rassegnava alla rottura delle relazione. «Mia o di nessun altro», ha pensato l’assassino, e poi ha fatto fuoco. Il femminicidio all’esterno di un ristorante dove la poveretta aveva accettato di vedere l’ex per un chiarimento definitivo. Invece, era una trappola. Il litigio è iniziato a tavola e il proprietario del ristorante, dopo che la donna si era chiusa in bagno per sfuggire alla rabbia dell’uomo, non ha pensato di fare altro che sbattere entrambi fuori dal locale. Dove è avvenuto l’omicidio. L’assassino è stato arrestato e indagato per omicidio volontario premeditato, il ristoratore è sotto la lente di ingrandimento della Procura. A Rovigo, invece, una professoressa di scienze di un istituto superiore è stata bersagliata con pallini di gomma sparati da alcuni suoi studenti bulli. «Adesso ho paura dei ragazzi, ma non solo dei miei, che ho denunciato, ma di tutti gli studenti della scuola», ha raccontato. E i genitori? «Sono assenti», la risposta della docente. Della serie: il buio in fondo al tunnel.

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