O gnuno elogia ciò che più lo attrae. I motivi dell’attrazione sono diversi e sempre insondabili. Talvolta inconfessabili. Erasmo da Rotterdam nel 1509 scrisse, “Elogio della follia”, un saggio satirico volto a suscitare, come egli precisò, «il riso degli amici». L’opera ebbe enorme successo; fu -per dirla con linguaggio attuale- un bestseller “di qualità e di consumo”. Leggendo tra le righe ci si convince che la follia, da lui esaltata, attraeva inconsciamente il grande filosofo e umanista olandese. Il quale, per l’audacia del tema, fu accusato di iconoclastia dai bacchettoni ecclesiastici. Quattro secoli dopo Ramon Gomez de la Serna, scrittore spagnolo del Novecento, pubblicò un libello intitolato “Elogio delle tette”. Nell’introduzione l’autore avverte: «Questo non è un testo pornografico», opinione condivisa da chi lo ha letto con mente sgombra da pregiudizi e false pudicizie. Dopo decenni di oblio “Fefè Editore” ha ristampato quel testo tentatore. Luigi Mascheroni così lo commenta: «Tette da spiaggia, tette colme d’oro, tette fiorite, tette ostili, tette di Eva, le più perfette di sempre, quelle delle monache, quelle delle bottegaie, quelle delle sirene …». L’iperfemminismo di borgata è insorto. Come contro Erasmo insorsero i bacchettoni cinquecenteschi. Sostituiti oggi dai bigotti laici.

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