Barometro 2075
Caffè Scorretto
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N aturalmente il primo posto di Cagliari nella classifica del bel tempo cittadino pubblicata dal Corriere fa piacere. Un po’ per ingenuo campanilismo meteo, un po’ per inconfessabile piccineria umana (vuoi mettere a luglio, alla prima brezza marina che sfiora la pelle accaldata, come triplicherà il godimento a immaginare quanto stanno schioppando in Val Padana oppure a Bolzano, una delle città più insidiosamente e inaspettatamente bollite dove si possa capitare in certi giorni d’estate). E poi la medaglia d’oro climatica è politicamente neutra, non strumentalizzabile, dato che per quanto abbiamo un dibattito pubblico piuttosto naif nessuno ha ancora la faccia di bronzo di intestarsi il maestrale. E infine questo primato rafforza quel complessivo amore che i cagliaritani hanno per la loro città, un sentimento che tutto sommato fa sempre piacere constatare.
Il rischio è che compiacendoci di quanto ci si sta bene, e soprattutto di quanto ci si sta meglio rispetto ad altre città, perdiamo vanitosamente di vista il punto più generale e importante, cioè il deterioramento climatico. Magari sarebbe istruttivo fare il prossimo raffronto fra il tempo che fa oggi a Cagliari e quello di cinquant’anni fa. E poi vedere le stime di come sarà fra altri cinquanta.