U sciamo subito a fare due passi, se la tastiera del pc collegato a un social network ci fa gli occhi dolci: «E dai, scrivilo». E attenti se fa la sexy anche quella dello smartphone: di solito è lì che si digita la cavolata che ci marchierà a vita. Di noi resterà solo quel raglio.

Per indignarsi, serve qualcosa di indegno. Tanti palestinesi hanno condannato la strage, con rapimenti e torture, di israeliani che il 7 ottobre 2023 partecipavano a un festival musicale. Li massacrò la Jihad islamica, con la violenza che per episodi di segno contrario i palestinesi conoscono bene, sulla loro pelle. Da lì la guerra, anzi, il pretesto della guerra di Netanyahu non alla Jihad, ma al popolo palestinese a Gaza con le stragi di civili, molti bambini. E questo provoca sempre più rivolte in Israele, dove il premier è contestato pubblicamente.

L’invasione a Gaza è disumana: non tutti lo diciamo, ma tutti lo sappiamo. Ed è inaccettabile che si mimi il taglio della gola davanti alla cantante israeliana Yuval Raphael, che non è indegna e da quel 7 ottobre si salvò nascondendosi per ore sotto un mucchio di cadaveri di israeliani. Le hanno sputato addosso all’Eurovision song contest a Basilea, e gli anti Israele “festeggiano” ragliando sui social contro la povera Yuval, dimenticando che mai una barbarie bilancia un’altra. Casomai, si somma.

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