C i si conta, per capire quanto si conta, e dalle nostre parti il saldo è negativo: siamo meno di 1,6 milioni di abitanti, inclusi centenari e neonati. Pochi voti. È l’Isola della longevità, con l’odio contabile dell’Inps che ne consegue, ma anche un posto di “vecchi”: chi non lo è, spesso emigra già durante gli studi e non sempre torna, arricchendo (anche di figli) altri luoghi.

Al di là dei piagnistei assistenziali, un’isola spopolata come la nostra comporta svantaggi, e qualche compensazione è necessaria. Non compensa affatto, però, una continuità territoriale aerea con limiti giganteschi che in Corsica non hanno invece ricevuto il permesso di atterrare. Nella Carta fondamentale c’è il principio di insularità, ma è privo di contenuti: non tutte le regioni, dunque, sono di sana e robusta Costituzione. E la Zes, la Zona economica speciale che avrebbe dovuto indennizzarci finalmente con un piccolo vantaggio, ora è estesa a tutto il Sud Italia: todos caballeros. C’è qui un’enorme raffineria, però un “pieno” di carburante a Sarroch costa quanto a Torino. Uccisi dalle accise.

Come se non bastasse, ora c’è la tegola del Pnrr: a rischio 500 milioni di fondi su progetti sardi in parte avviati. Qui la Nazione latita, allora la si rimuova dall’acronimo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per noi il Pnrr, senza quella “enne”, suona più sincero.

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