Alleviamo le bufale
Caffè Scorretto
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D ice Mark Zuckerberg che ora «torna alle nostre radici sulla libertà di espressione». Adesso sì che il fondatore di Facebook fa paura: proprio i social network, per primo Fb, hanno reso semplicissimo diffamare e calunniare, o diffondere notizie false. Lo fanno gridando che loro sì, sono la democrazia: con la premessa “Non ce lo dicono”, Facebook e parenti hanno fatto passare “bufale” spaventose che l’informazione ufficiale, pur malconcia, scarta. E poi le “balle spaziali” diventano virali.
Che cosa vuole, ora, Zuckerberg, dopo aver diffuso milioni di cavolate e dissuaso tante persone a non vaccinarsi contro il Covid ospitando con incuranza informazioni antiscientifiche? Molte sono ora sotto terra.
Nel gergo giornalistico si chiama fact-checking: è la verifica dei fatti e delle fonti delle notizie, un sistema anti-balle. Meta (padrona di Facebook) aveva assunto i fact-checker, cioè controllori, ma ora Mark ci dice che queste figure indipendenti «non hanno funzionato perché anche loro hanno pregiudizi». E li fa fuori. Passerà al “Community notes” utilizzato da X di Elon Musk (tanti auguri!), l’amico di Trump. Viene il freddo: Musk per primo, in quel sistema, trova sempre scappatoie per diffondere falsità.
Eppure, l’informazione soggetta a controlli contro gli abusi esiste: si chiama giornale. Non oro colato, certo, ma nemmeno balle.