I detrattori, in un banalissimo paragone con Breaking Bad, parlano di deja-vu. Tre stagioni di complotti, criminalità e debolezze di un uomo qualunque di famiglia, apparentemente innocuo, con una moglie che lo tradisce e due figli adolescenti, che per avidità si invischia con le organizzazioni criminali. Tre stagioni, sempre secondo i puristi delle serie tv, senza neppure quella tensione che scaturiva dal conflitto costante che guidava le azioni di Walter White (in Breaking Bad, appunto). Invece Ozark, la serie tv targata Netflix arrivata alla terza stagione, sebbene non abbia ricevuto la giusta attenzione di critica e pubblico, si è rivelata vincente grazie a una trama che miscela thriller, il dramma a tinte forti, e una straordinaria dose di realismo americano. E' vero, mettere in piedi uno "show" che tenesse incollati col fiato sospeso e riuscisse a scrollarsi di dosso la patina del "già visto", e quindi noisoso, che spesso avvolge le serie tv non era tra le operazioni più semplici da compiere. Ma gli autori di Ozark ci sono riusciti. La struttura narrativa è robusta, ed è sorretta da una trama efficace e da un cast in stato di grazia: non solo Jason Bateman, alias Marty Byrde, e Laura Linney, nei panni di sua moglie Wendy, ma anche la scelta di ruoli femminili di altissimo livello. Senza dimenticare, poi, la componente dei una fotografia ammaliante, dai toni blu, che nei momenti giusti sa aggiungere anche un velo di magia. La terza stagione Su Netflix si torna quindi nel Missouri, nello sperduto lago di Ozark, appunto, che come suggerito dal titolo fa parte a pieno titolo del cast della serie. Un bacino artificiale, solo apparentemente frequentato soprattutto da turisti, in cui Marty vede un'occasione per i suoi traffici e dove trasferisce la famiglia non immaginando di inserirsi in un ecosistema umano già corrotto dove vivono balordi, faccendieri e criminali che rendono la sua vita e quella di tutta la famiglia un inferno. Il lago, con la sua dimensione turistica, i pontili, le barche, è solo una faccia della scena Realismo e tensione segnano il passo fin dalla prima stagione. E paura e adrenalina crescono puntata dopo puntata, nella terza stagione: sono il vero carburante che alimenta i sempre più stretti legami di Marty con il cartello dei narcotrafficanti. Le donne protagoniste A elevare Ozark a serie tv di primo livello sono anche le donne, che rappresentano il motore dell'azione in un universo apparentemente dominato da uomini. C'è Wendy Byrde, naturalmente, un personaggio complesso, amorevole e crudele che da madre e moglie insoddisfatta acquista sempre più sicurezza fino a trasformarsi in uno spietato braccio armato del cartello. C'è l'avvocato Helen Pierce che gestisce gli affari del boss del cartello con mente fredda e pragmatismo. C'è Darlene Snell che nella sua pazzia nutre un forte sentimento di attaccamento alla propria terra e alle proprie origini. Infine, c'è Ruth, la giovane sboccata e determinata legata da un cognome pesante, Langmore, che a Ozark è simbolo di delinquenza da generazioni. Non ha nemmeno vent'anni, Ruth, ma ha già imparato a sopravvivere con il marchio Langmore: per lei, l'arrivo di Marty rappresenta un'occasione di cambiare la propria vita, anche se per lei non è facile scrollarsi dalle spalle il peso di quel cognome. Il futuro Insomma, se vi piacciono gli eroi senza macchia, allora Ozark non fa per voi. Ma, allora, neppure Breaking Bad faceva al caso vostro. Marty è un ani-eroe e non c'è nessuna redenzione per gli abitanti di Ozark, una piccola società di provincia americana che vive nella corruzione e dove i suoi abitanti, spesso e volentieri, riescono perfino a mettere in ombra persino i narcotrafficanti. La stagione, nonostante qualche crepa nella struttura narrativa di alcuni personaggi che, però, non intacca la compattezza, cresce costantemente fino alla fine, gettando le basi per un'eventuale quarta stagione che promette di disegnare nuovi e inediti scenari, con altre sanguinose conseguenze.
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