Macchinari all'avanguardia e alta tecnologia per andare incontro alle esigenze dei malati. Ma anche la "Casa dei risvegli", un centro per i pazienti in coma e in stato vegetativo, che sta dando risultati soddisfacenti. L'istituto di riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano offre un servizio importante e si conferma una struttura d'eccellenza nel panorama sanitario sardo. Il centro, che sorge nella frazione di Donigala, garantisce peraltro accoglienza per i familiari dei malati. A loro i medici e tutti gli operatori sanitari che ci lavorano continuano a dare grande attenzione perché ritengono importantissima la possibilità di seguire i loro cari nel ritorno a casa.

Un anno fa la Regione accreditò all'istituto, gestito dalla Fondazione Nostra Signora del Rimedio presieduta don Gianfranco Murru, dieci posti letto per i pazienti in coma e in stato vegetativo. In realtà, il centro da anni si prende cura anche di malati in condizioni così gravi ma era sempre mancata l'ufficialità per questo tipo di assistenza. "I dieci posti letto sono occupati da pazienti provenienti dai reparti di rianimazione di tutta l'Isola, le richieste sono in continuo aumento" fa sapere il direttore sanitario Tomas Dore. La decisione di aprire una Casa dei risvegli risale a qualche anno fa, quando la Regione e il Santa Maria Bambina avevano raggiunto l'accordo per i 10 posti letto da dedicare all'assistenza alle persone in stato vegetativo e di minima coscienza. "Abbiamo seguito con grande attenzione l'esempio della Casa dei risvegli di Bologna" spiega il direttore sanitario. "Il principio è simile e ora accogliamo pazienti reduci da ictus, emorragie e traumi cranici gravi". Il progetto si è concretizzato e i 10 posti letto rientrano nei 45 di riabilitazione globale ad alta intensità, a cui si aggiungono altri 15 posti letto per la riabilitazione estensiva per i quali il Centro ha l'accreditamento definitivo. «In questo modo si crea un percorso per quei pazienti gravi che hanno un quadro clinico stabilizzato ma sono sempre in coma - spiega il direttore sanitario Tomas Dore - Durante il ricovero gli assistiti sono sottoposti a un monitoraggio clinico, neurologico e strumentale. La nostra assistenza si inserisce in una fase intermedia fra quella ospedaliera intensiva e quella della cronicità».

L'obiettivo è, inoltre, offrire ai pazienti e ai loro familiari un'elevata qualità dell'accoglienza: «A parte il periodo di restrizioni imposte dalla diffusione del Covid-19, il centro consente ai familiari di rimanere durante l'intera giornata con il proprio caro preparandolo per il percorso successivo alla dimissione», osserva il direttore sanitario. «Speriamo di poter riavviare questa opportunità, all'inizio nel giardino della struttura, in modo da reintrodurre i parenti nella vita comunitaria del centro».

Gli operatori del Santa Maria Bambina, poi, hanno progettato la nascita della musicoterapia, la prima lezione è partita a fine giugno. «La mission è quella di adottare un modello nel quale gli assistiti non sono considerati "malati" ma persone con alto bisogno di assistenza e di riabilitazione» conclude Tomas Dore. Il Centro di cura e riabilitazione Santa Maria Bambina è sorto 50 anni fa a ridosso del Santuario Madonna del Rimedio. Lì svolgeva la sua missione sacerdotale monsignor Felice Mastino; la struttura ha iniziato a occuparsi dei bambini poliomielitici colpiti da gravi disabilità: i più poveri tra i poveri. Oggi il centro rappresenta un pezzo importante della riabilitazione in Sardegna e in Italia. Da quando è sorta, la struttura è stata non solo un luogo di cura e riabilitazione ma anche una casa, una scuola e per molti una famiglia. Nel 2001, con l'approvazione della Giunta Regionale, la struttura si è aperta a ogni tipo di disabilità. Oggi la vocazione del centro è rivolta soprattutto ai pazienti affetti da gravi disabilità attraverso l'assistenza abilitativa e riabilitativa e l'aiuto nel reinserimento sociale. I familiari dei pazienti hanno un ruolo importante perché possono stare vicini ai loro cari e seguire passo dopo passo il percorso che poi porterà alle dimissioni. La struttura tende alla riabilitazione globale della persona, al centro di un lavoro di equipe plurispecialistica e multiprofessionale composta da medici, psicologi, pedagogisti con cui collaborano arteterapisti, logopedisti, terapisti della riabilitazione. Il centro dispone di un grande giardino, utilizzato da pazienti e familiari soprattutto in questo periodo post pandemia, di una biblioteca e di una sala che ospita diverse attività.
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