Alito disgustoso, capelli unti, pelle grigia e senza ossigeno, dita e denti gialli. Per non parlare delle malattie cardiovascolari e polmonari. "Il fumo uccide" c'è scritto in ogni pacchetto di sigarette, ma ciò non basta a ricordare che il vizio porta dritti dritti alla morte. E il tragitto spesso è un calvario. Ma smettere di fumare si può, e senza tanta fatica: l'importante è volerlo veramente. All'ospedale Binaghi di Cagliari l'equipe del Centro Antifumo guidata dalla pneumologa Elisabetta Sortino combatte una battaglia quotidiana contro il tabacco. Neanche il coronavirus è riuscito a fermare l'attività degli ambulatori al primo piano di quello che un tempo era il sanatorio ai piedi di Monte Urpinu. Ma come smettere di fumare? Chi fuma di più tra uomini e donne? E gli adolescenti? Quali terapie e tecniche vengono utilizzate e, soprattutto, quali sono le percentuali di successo? Elisabetta Sortino non spreca un secondo del suo tempo. Si muove frenetica fra i corridoi dell'ospedale mentre i suoi pazienti aspettano il lascia passare dalla infermiere.

"Per smettere davvero di fumare è fondamentale essere motivati", sentenzia senza possibilità di appello.

Come si arriva al Centro antifumo?

"La maggior parte dei fumatori attraverso il passaparola, il medico di famiglia, i farmacisti o il numero verde dell'Istituto superiore di sanità".

Quali sono le ragioni che spingono un tabagista a prendere una decisione tanto sofferta?

"Abbiamo una casistica molto varia. I fumatori si avvicinano al nostro centro perché spinti dai figli piccoli; perché stanchi di dover dipendere dalle sigarette; per motivi di salute. Il tabagismo ha incidenze molto alte su pazienti con deficit respiratorio, magari creato dalla sigaretta stessa, neoplasie, tumori alla gola, al polmone alla mammella. Il fumo poi aumenta il rischio di ictus e infarti".

Una strage.

"Il fumo è legato a doppia mandata con almeno 25 patologie".

Smettere di fumare azzera i danni?

"No, l'insufficienza respiratoria rimane cronica, è irreversibile e progressiva anche si abbandona la sigaretta. Certo è che con l'abolizione del fumo la progressione rallenta".

- Qual è la tecnica di ingaggio?

"Quando il fumatore si rivolge al nostro centro viene accolto da un'infermiera professionale che dà il via al processo di counseling. Sono colloqui che ci permettono di trovare le risorse del tabagista, se ha davvero voglia di smettere. In ogni caso non utilizziamo la terapia di gruppo, ogni persona è seguita singolarmente".

Poi?

"Dopo la visita medica generale, sottoponiamo il paziente a un test pneumologico, radiografie e spirometrie. Successivamente valutiamo il suo grado di dipendenza. L'anno scorso su 150 fumatori, 100 sono stati sottoposti a terapia farmacologica, agli altri 50 è stato sufficiente il counceling per ridurre lentamente e gradualmente il vizio".

In cosa consiste la terapia farmacologica?

"In questo caso utilizziamo i cerotti. Niente gocce o chewing gum. In alcuni casi abbiamo riscontrato degli abusi e il fumatore si è trovato dipendente delle gomme da masticare".

Il fumo durante il coronavirus?

"Abbiamo riscontrato un calo dei fumatori di sigarette tradizionali, ma un aumento dei consumatori di tabacco riscaldato e sigarette elettroniche. Entrambe tossiche".

Com'è la percentuale di successi in Sardegna?

"Rientriamo nella media nazionale: solo il 40 per cento ricasca nella trappola mortale, il restante 60 si può fregiare del titolo di ex".

Sono più virtuosi gli uomini o le donne?

"Le donne, senza dubbio. Sono più focalizzate nel raggiungere l'obiettivo, mentre gli uomini sono più superficiali nel mantenere il focus. Sono più autoindulgenti".

Perché si riprende a fumare?

"Le recidive a distanza sono causate da svariati motivi: licenziamento, lutto, separazione, tracollo finanziario e in alcuni casi anche da gioie".
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