All'indomani delle regionali parte la resa dei conti nei 5 Stelle per una nuova debacle del Movimento ormai in caduta libera dopo il trionfo nel marzo 2018.

Gli Stati generali ancora devono cominciare e già si incendiano.

Neanche il tempo di esultare per l'ok al taglio dei parlamentari che arriva Alessandro Di Battista: "Questa è la più grande sconfitta della storia del Movimento", attacca l'ex deputato, anche lui pesantemente sconfitto in Puglia dopo aver criticato gli appelli al voto disgiunto e sostenuto la candidata pugliese Laricchia, acerrima nemica dei dem a cui ha tirato la volata con un comizio. Che visti i risultati non deve averle portato molto bene.

Dibba smonta anche la retorica del referendum "Eccesso di esultanza fuorviante, non è una vittoria nostra, non sono solo voti del M5S". Poi chiede "un'agenda per uscire dal buio" e la convocazione al più presto degli Stati generali.

Un appello condiviso da tutti i big, ma con diverse finalità. Da Taverna, Bugani, Di Maio e Fico. Il presidente della Camera chiede che gli Stati generali siano "permanenti" e invita anche ad aprire una volta per tutte la questione della scelta di campo in favore dei progressisti: "Quando il mondo cambia non è più un tabù dirsi ideologici".

Il conto alla rovescia inizierà giovedì quando è convocata una riunione congiunta di deputati e senatori per decidere l'iter per avviare il "congresso" pentastellato. La prima questione da dirimere è il dualismo leader-direttorio. Voto in rete di una nuova leadership come vorrebbe Casaleggio, o una sorta di congresso con elezione di un direttorio più allargato?

Questione non di poco conto, perché con Di Battista leader del Movimento l'alleanza col Pd sarebbe morta e sepolta.

(Unioneonline/L)
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