Mancano solo cinque settimane al voto delle Europee e Lega e Movimento 5 Stelle sembrano a un passo da un nuovo strappo.

Questa volta il caso (chiamiamolo così) vuole che si siano accavallati i guai di due esponenti di spicco dei partiti della maggioranza: la prima tegola è caduta sulla testa di Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti leghista, accusato di corruzione perché avrebbe favorito l'approvazione di una norma legata al settore eolico in cambio della promessa di 30mila euro da parte dell'imprenditore ed ex parlamentare forzista Paolo Arata.

Con Siri attaccato da ogni fronte e invitato da M5s a dimettersi ("Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia - ha tuonato Luigi Di Maio - è un fatto grave, non è più una questione tecnica giuridica: va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale"), Salvini lo difende a spada tratta ("Non deve dimettersi, solo se sarà condannato dovrà farsi da parte") usando come scudo, senza remore, Virginia Raggi.

Proprio ieri il sindaco di Roma è stata tirata in ballo in una situazione già incandescente dopo che L'Espresso ha pubblicato intercettazioni che svelerebbero pressioni sui vertici Ama per far chiudere in rosso il bilancio della società che si occupa dei rifiuti a Roma. Salvini non si è fatto sfuggire l'occasione: "La Raggi - ha detto - non è più adeguata a fare il sindaco e non per eventuali illegalità che eventualmente accerterà la magistratura, il mio è un giudizio politico. Non può fare il sindaco a Roma come a Cernusco sul Naviglio".

La Raggi ieri ospite di Piazzapulita (Ansa-La7)
La Raggi ieri ospite di Piazzapulita (Ansa-La7)
La Raggi ieri ospite di Piazzapulita (Ansa-La7)

SIRI SI DIFENDE - Intanto, tra ondate di giustizialismo e garantismo, Siri si è visto le deleghe ritirate dal ministro Danilo Toninelli e si è sfogato al Corriere della Sera, accusando il Movimento 5 Stelle di trattarlo come "carne da macello": "Ma siamo matti? Io non so nulla di questa storia, mi auguro che si sgonfi. Sono veramente provato, seccato, sconcertato".

"Mi sento come se mi avessero buttato un badile sulla faccia. Quel che so di certo è che non ho mai preso un soldo da nessuno. Sono tranquillissimo". Sul fatto che Arata nelle intercettazioni parla di una mazzetta in cambio di un emendamento che avrebbe agevolato il "re dell'eolico" Nicastri: "Non ho minimamente idea, sono allibito. Non so chi sia questo imprenditore e non mi sono mai occupato di eolico in vita mia". Nicastri, secondo le carte, sarebbe legato al boss Messina Denaro: "La mafia, i mafiosi, addirittura. Ma che ne so io che c'è uno dietro che è un mafioso? Non sono mai stato a Palermo, mai stato a Trapani. Io lavoro, faccio il mio. Certo, se mi chiamano dalle categorie... Tutti i giorni ce n'è uno che ti chiede cose. Ovvio, facciamo questo di lavoro".

(Unioneonline/D)
© Riproduzione riservata