Ieri sera, a Propaganda Live su La7, il sindaco della celebre località calabrese, temporaneamente sospeso, ha raccontato la sua storia, diventata nota al grande pubblico per il clamore mediatico dell'inchiesta e per quello che ha rappresentato a livello popolare e sociale l'organizzazione modello allestita dal primo cittadino in risposta all'emergenza immigrazione.

L'arresto, la liberazione, l'obbligo di non poter entrare nei confini comunali di Riace e la sua carriera politica.

Il 2 ottobre è stato arrestato, e costretto ai domiciliari, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per aver affidato ad alcune cooperative sociali di Riace la raccolta dei rifiuti.

Il 16 ottobre il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso di Lucano e ha disposto l'immediata scarcerazione con il divieto di frequentare il territorio della sua città.

Le motivazioni, inizialmente non divulgate, parlano di vantaggio politico e non economico.

In poche parole, dal racconto di Lucano, sembrerebbe che il Tribunale del Riesame abbia riconosciuto che, pur in presenza di gestione di fondi e di denari pubblici, il sindaco non ne ha beneficiato in termini di arricchimento personale ma solo in qualità di personalità politica.

La storia merita perché è nello stile satirico e graffiante del programma condotto da Diego Bianchi.

Lucano inizia la surreale e autoironica narrazione.

È stato eletto nel 2004 ma precedentemente era impegnato nel suo territorio, la Locride.

In occasione della sua prima esperienza politica in Democrazia Proletaria, non da candidato ma da semplice attivista, ha racimolato 2 voti, il suo e della mamma.

E giù risate nello studio.

Nel 1995 ci riprova candidandosi a sindaco: neanche il padre lo sostiene perché, scusandosi con lui, gli spiega "non ti posso dare un voto perché me lo fai sprecare".

Applausi e ancora risate.

Nel 2014, in occasione della sua terza candidatur, anche il figlio di Lucano, che ieri era presente in studio, è suo avversario: fonda il partito delle schede bianche.

Paradossale.

Lucano si chiede, allora, qual è il potere politico che ne ha ricavato dalle vicende che gli sono contestate se non può orientare neanche il consenso della sua famiglia.

Il divertimento è assicurato.

Sarà l'inchiesta e l'eventuale successivo processo a scrivere la verità su questa storia ancora molto ingarbugliata.

Per ora Lucano è conteso nelle manifestazioni di piazza, nelle trasmissioni televisive più seguite e in tutti i contesti dove si combatte per qualche idea e per qualche valore.

Tutti potrebbero scommettere di vederlo candidato alle europee o in qualche altra competizione elettorale.

Invece no: Lucano non vuole un lasciapassare, un seggio sicuro, eppure sarebbe semplicissimo, addirittura conveniente per il Partito che avanzasse questa offerta.

La notorietà e tutti gli accadimenti lo hanno fatto diventare un eroe.

Lui oggi preferisce parlare della sua amata Calabria e sembra davvero sincero.

L.P.
© Riproduzione riservata