È salito ad almeno 149 morti il macabro bilancio delle persone uccise in Birmania (Myanmar) dall'inizio delle proteste pacifiche contro il colpo di stato del primo febbraio.

Lo ha denunciato oggi a Ginevra l'Alto commissariato Onu per i diritti umani, precisando che si tratta di un dato prudente.

"Ci sono molte altre segnalazioni di ulteriori uccisioni che non siamo stati ancora in grado di confermare", ha detto la portavoce Ravina Shamdasani.

Con l'imposizione della legge marziale in un certo numero di regioni, confermare le informazioni sta diventando "sempre più difficile, tuttavia - ha detto la portavoce - siamo riusciti a confermare che almeno 149 persone sono state arbitrariamente private della loro vita dal primo febbraio. Di queste almeno 11 sono state uccise lunedì e 57 durante il fine settimana".

In Birmania, dove le forze di sicurezza "hanno utilizzato la forza letale in modo sempre più aggressivo contro manifestanti pacifici e continuano ad arrestare e detenere arbitrariamente persone in tutto il paese", oltre 2.084 persone sono ancora arbitrariamente detenute, ha riferito la portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Secondo le informazioni dell'Onu, nelle ultime settimane si sono verificati almeno cinque decessi in detenzione e almeno due corpi hanno segni di gravi abusi fisici che indicano che sono stati torturati, ha aggiunto Ravina Shamdasani, ribadendo l'appello alla fine delle violenze.

(Unioneonline/v.l.)
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