Sono 80 i morti in meno di 48 ore provocati dagli scontri tra tribù rivali in Darfur e secondo un nuovo bilancio.

A riferirlo il Comitato sudanese dei medici vicino al movimento di protesta che ha portato alla caduta del presidente Omar al-Bashir lo scorso anno.

A due settimane dal ritiro della missione di pace in questa regione, le violenze hanno subito una incontenibile escalation, facendo negli ultimi due giorni il maggior numero di vittime dalla fine dell'anno.

Il 31 dicembre è finita la missione di peacekeeping congiunta delle Nazioni Unite (UNAMID) e dell'Unione africana (UA) in Darfur, presente in questa vasta regione da 13 anni.

"Il bilancio delle vittime dei sanguinosi eventi avvenuti a El-Geneina, capitale del Darfur occidentale da sabato mattina - ha riferito il comitato su Twitter - è salito a 83 morti e 160 feriti, compresi membri delle forze armate".

L'agenzia ufficiale sudanese Suna, citando la sezione locale del sindacato dei medici, in precedenza aveva riferito di 48 morti e 97 feriti, precisando che gli scontri stavano continuando. Khartum ha imposto da sabato il coprifuoco nel Darfur occidentale e il primo ministro Abdallah Hamdok ha inviato una delegazione di "alto livello" per cercare di ristabilire l'ordine. Da parte sua, l'ONU ha espresso "profonda preoccupazione" per l'escalation di violenza nell'area.

(Unioneonline/v.l.)
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