I familiari di Patrick Zaki, lo studente dell'Università di Bologna detenuto dal 7 febbraio scorso in Egitto, non avrebbero ricevuto nessuna delle almeno 20 lettere che lui avrebbe inviato loro dal carcere di Tora, al Cairo.

A rivelarlo è il profilo Facebook "Patrick Libero", che segue passo passo le vicende del giovane, e che nelle scorse ore aveva annunciato la prima visita in carcere della mamma di Zaki.

"Ieri abbiamo condiviso con voi la notizia della prima visita di Patrick e della sua famiglia, avvenuta negli ultimi cinque mesi e mezzo - si spiega dalla pagina Facebook -. Oggi vogliamo anche condividere con voi ciò che Patrick ha detto durante la breve visita. Negli ultimi cinque mesi e mezzo, la famiglia di Patrick ha ricevuto da lui solo due brevi lettere, e ha inviato decine di lettere per Patrick ai responsabili della visita presso la struttura carceraria ogni settimana".

"Tuttavia - prosegue la nota - ieri abbiamo saputo da Patrick che aveva inviato lunghe lettere dirette alla sua famiglia e ai suoi amici - almeno 20 in totale nel corso di quei mesi - ma la sua famiglia non ne ha ricevuta nessuna. Abbiamo anche saputo che Patrick non aveva ricevuto molte delle lettere scritte per lui dalla sua famiglia e dai suoi amici, anche se sono state ufficialmente ricevute dal personale del carcere dalla sua famiglia".

Per il governo egiziano, Zaki, che nel frattempo avrebbe chiesto una perizia per torture subite in carcere, sarebbe responsabile dei reati di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Da febbraio molti gli appelli e le manifestazioni per la sua liberazione, soprattutto in Italia, dove il suo caso è stato da molti paragonato a quello di Giulio Regeni.

"Sua madre ha raccontato che Patrick sta bene - si legge ancora sulla pagina "Patrick Libero" - Ha perso un po’ di peso ed era leggermente diverso, ma in generale è in buona salute". "Patrick ha anche chiesto per quanto ancora sarà detenuto infondatamente e si è mostrato preoccupato per lo stato dei suoi studi, che spera di poter riprendere al più presto".

Il 13 luglio scorso la procura del Cairo ha deciso di prolungare la detenzione del giovane per altri 45 giorni.

(Unioneonline/v.l.)
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