"Peggio del Watergate". Non usa mezze misure il New York Times per definire l'ennesima decisione controversa di Donald Trump in materia di giustizia.

Il Presidente Usa ha commutato la pena del suo vecchio amico e consigliere Roger Stone, condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere per aver mentito al Congresso, ostacolato la giustizia e corrotto testimoni nel Russiagate. Il provvedimento, a differenza della grazia, non estingue i reati ma gli evita il carcere.

Una mossa aggravata dal sospetto che Trump abbia usato i suoi poteri di clemenza nei confronti di un uomo che con le sue bugie lo ha protetto sulle collusioni tra la sua campagna elettorale e la Russia. Fu Stone, ex consulente di Nixon e Reagan, a contattare WikiLeaks, l'organizzazione che diffuse le mail di Hillary Clinton e dei dem hackerate da Mosca.

D'altronde lo stesso Stone aveva lanciato un appello ambiguo a Trump 4 giorni prima di dover entrare in carcere: "Sono rimasto fedele, non ho ceduto alle pressioni degli investigatori, sarebbe stato facile mettersi contro il Presidente per evitare il processo".

Su tutte le furie i democratici: "Trump abusa nuovamente del suo potere, devasta le norme e i valori che rendono il nostro Paese un faro luminoso per il resto del mondo", attacca Joe Biden. "Un atto di sconcertante corruzione", attacca la speaker della Camera Nancy Pelosi.

E anche il repubblicano Mitt Romney parla di "corruzione storica, senza precedenti, un Presidente commuta la sentenza di una persona condannata da una giuria per aver mentito allo scopo di difendere lo stesso Presidente".

Parla di "imperdonabile tradimento della carica" il New York Times, per cui con quest'atto "Trump è andato oltre Nixon".

(Unioneonline/L)
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