"Sto bene, per quanto si possa stare bene in prigione. Voglio che tutto finisca per ritornare a studiare. Fino ad allora voglio riavere i miei libri e la libertà di usare il bagno".

Sono le parole di Patrick George Zaky, lo studente egiziano iscritto all'università di Bologna - detenuto in patria da un mese con l'accusa di propaganda sovversiva - riportate sulla pagina Facebook 'Patrick libero'.

Nel post si racconta che ieri Patrick è stato visitato dalla famiglia nella prigione di Mansoura, la sua città natale sul delta del Nilo, dove è stato trasferito lo scorso 24 febbraio.

"Hanno detto che sembrava stesse bene, ma era preoccupato per il prolungamento della sua detenzione e ha espresso il desiderio di un rapido rilascio per riprendere gli studi", spiegano gli attivisti.

Nelle scorse ore a parlare delle condizioni del giovane era stato anche uno dei suoi avvocati, Walid Hassan.

"Ora le condizioni detentive sono migliori", ha detto il legale sottolineando che la visita dei genitori è stata concessa in via "straordinaria" venendo incontro a una richiesta accolta, anche perché "Patrick è sempre stato disciplinato".

I due genitori che hanno "procurato libri" al figlio, ha riferito ancora Hassan.

La concessione fatta dal Procuratore di Mansura è considerabile eccezionale dato che normalmente i detenuti appena trasferiti devono attendere almeno 11 giorni prima di ricevere visite.

L'avvocato ha fatto infine sapere che Patrick "ora è in una cella con altri detenuti", tra cui anche criminali comuni: il giovane non è infatti stato catalogato come "prigioniero politico".

(Unioneonline/F)
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