L'uscita effettiva della Gran Bretagna potrebbe essere rinviata al 2020, con Londra che resterebbe ancora per qualche mese nell'Unione Europea.

Secondo indiscrezioni, infatti, Bruxelles è pronto concedere più tempo e a valutare una serie di date (si parla comunque di giugno del prossimo anno).

Il premier inglese Boris Johnson si dice però sicuro: "Saremo fuori il prossimo 31 ottobre, con o senza accordo". Un concetto ribadito ieri al presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Johnson, spiegano da Downing Street, preferirebbe "preferireebbe un accordo", ma il governo britannico è comunque pronto a dire addio all'Ue anche senza "deal".

A preoccupare maggiormente è la questione del backstop. Ovvero: un'intesa che scongiuri, nonostante la Brexit, il ritorno a un confine - fisico, doganale, commerciale - tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Un tema su cui, ha dichiarato il premier irlandese Leo Varadkar, ci sarebbero ancora "grandi divari", non colmabili entro la fine di ottobre.

Sia come sia, per i tabloid l'esecutivo britannico sarebbe tutt'altro che compatto sul da farsi. Di fronte alla prospettiva di una Brexit senza accordo, riporta il Times, molti ministri sarebbero infatti pronti a presentare le proprie dimissioni.

Tra questi, il ministro della Cultura Nicky Morgan, il ministro per l'Irlanda del nord Julian Smith, il ministro della Giustizia Robert Buckland, il ministro della Sanità Matt Hancock e l'Attorney General, procuratore generale Geoffrey Cox.

Non solo: pronti al passo indietro ci sarebbero anche numerosi parlamentari conservatori.

(Unioneonline/l.f.)
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