Nuove difficoltà per il premier britannico Boris Johnson. Dopo le contestazioni da parte dell'opposizione e del suo stesso partito in tema Brexit, ora arrivano le dimissioni del ministro del Lavoro Amber Rudd.

Nella lettera con cui ha comunicato la decisione, la 56enne spiega di non ritenere più che "il principale obiettivo" di Johnson sia adesso lasciare la Ue con un accordo e ha definito l'espulsione di 21 parlamentari Tory avvenuta martedì come "un attacco alla decenza e alla democrazia".

Si tratta di quelli che avevano votato insieme all'opposizione contro la linea di Johnson e in favore di un rinvio oltre il 31 ottobre dell'uscita del Regno dall'Unione europea per scongiurare un divorzio no deal.

Quel rinvio che il premier continua a bollare come una potenziale "resa", proclamando di essere pronto a qualunque sfida pur di non sottoscriverne la richiesta di fronte a Bruxelles al prossimo Consiglio europeo in programma a metà ottobre.

Tra gli espulsi ci sono l'ex ministro e veterano Ken Clarke (79 anni), e quelli di altri ex ministri di primissimo piano dei governi di David Cameron e di Theresa May come Philip Hammond, Dominic Grieve o Justine Greening, e anche di Nicholas Soames, 71enne nipote di Winston Churchill.

A prendere il posto di Rudd ci sarà Therese Coffey, sottosegretaria all'Ambiente. L'annuncio è stato fatto da Downing Street.

(Unioneonline/s.s.)
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