La coalizione di governo, in Giappone, esce dalle elezioni con la conferma della maggioranza al Senato. Il risultato, sotto le aspettative, preclude tuttavia al premier Shinzo Abe un progresso scorrevole della auspicata riforma della costituzione pacifista.

I liberal-democratici, assieme al partito alleato di centro destra, Komeito, ottengono almeno 66 seggi dei 124 seggi disponibili nella camera alta, contro i 43 dell'opposizione. Il risultato elettorale, tuttavia, appare lontano dalla soglia dei due terzi dei voti necessari in entrambe le camere del Parlamento per la revisione dello statuto, da sempre il cavallo di battaglia di Abe.

Il tema, secondo gli analisti, è stato fin troppo al centro del dibattito elettorale, e considerato invece marginale da gran parte dei cittadini ha finito per penalizzare l'esecutivo.

A margine della disputa c'è la modifica dell'articolo 9, che secondo il premier conservatore serve a dare legittimità alle forze di Autodifesa, rendendole più funzionali agli attuali stravolgimenti geopolitici, per via della sempre maggiore assertività della Cina e la minaccia nordcoreana.

Rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la pubblicazione dei primi exit polls, Abe ha glissato, notando che gli elettori avevano scelto la stabilità politica con il voto del suo partito.

"Abbiamo ottenuto un nuovo mandato per continuare le nostre politiche - ha commentato - e adesso speriamo che le altre forze parlamentari vogliano confrontarsi su un tema così vitale come quello della riforma della costituzione".

Nel corso della campagna elettorale l'esecutivo era stato criticato per aver respinto l'autenticità di una ricerca condotta da un'agenzia di servizi previdenziali (Fsa) sulle inadeguatezze dei pagamenti pensionistici per le persone in età avanzata. Con le aspettative di vita più alte al mondo e i tassi di natalità ai minimi storici il problema diventa sempre più serio, e il debito pubblico al 250% del pil non semplifica la soluzione nel breve termine.

Altro grattacapo è quello dell'aumento dell'Iva - dall'8 al 10% in ottobre, che il premier è deciso a implementare per una maggiore solvibilità dello stato sociale, ma che vede contrarie le opposizioni trainate dal partito democratico costituzionale del Giappone, preoccupate per il tracollo dei consumi in un contesto di instabilità dell'economia a livello globale, a fronte delle dispute commerciali tra Cina e Stati Uniti, principali partner commerciali del Paese del Sol Levante.

(Unioneonline/v.l.)
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