Alla vigilia del voto europeo, Theresa May interviene alla Camera dei Comuni per illustrare il

suo "nuovo" piano per la Brexit. Tra le maggiori novità che verranno introdotte nella legislazione che farà da corredo all'accordo negoziato con la Ue, l'impegno di concedere al Parlamento la possibilità di indire un secondo referendum.

Per il Partito laburista, che pure ha visto accolte alcune delle sue richieste, l'offerta del premier è ancora "troppo debole", come ha detto il ministro ombra per la Brexit, Keir Stamer, che ha guidato la delegazione del Labour durante la trattativa bipartisan con il governo, conclusasi con un nulla di fatto.

Nel frattempo, una parte del Partito conservatore è in rivolta dopo la svolta annunciata ieri pomeriggio dalla May e minaccia un nuovo voto di sfiducia nei confronti della premier. Secondo quanto anticipa la

stampa britannica, alcune figure di spicco del partito, come Nigel Evans, chiederanno formalmente una modifica delle regole interne per fissare subito un nuovo voto sulla leadership.

In base al regolamento del 1922 Commitee, l'organismo che rappresenta i deputati senza incarichi di governo, in pratica la base parlamentare dei Tories, essendoci già stato a dicembre scorso un voto di sfiducia (superato dalla May), la premier è al riparo da nuovi agguati per 12 mesi.

A sostegno della May si sono invece schierati, tra gli altri, il ministro dell'Ambiente Michael Gove, esponente euroscettico moderato, e Andrea Leadsom, responsabile dei rapporti col Parlamento e anche lei figura di spicco dei Brexiteers conservatori.

(Unioneonline/M)
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