"In Italia le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno. E quindi posso certamente capire l'alto livello di ansia in Italia e in molti Paesi in tutta Europa. Sono in una situazione di crisi senza freni. Questa non è la situazione in Australia".

Lo ha detto il primo ministro australiano Scott Morrison commentando la decisione assunta dal premier Mario Draghi di bloccare - di concerto con la Commissione Ue - l'export di vaccini prodotti da AstraZeneca. Nel caso specifico, oltre 250mila dosi confezionate nello stabilimento di Anagni e destinate all'Australia. La mossa del premier italiano arriva sulla scia delle mancate consegne del colosso anglo-svedese, ridotte al 25% - ovvero a quaranta milioni di dosi - nel primo trimestre rispetto a quanto si fosse impegnato a fare, e più in generale della penuria di immunizzanti nell'Unione.

"Questa particolare spedizione non era quella su cui avevamo fatto affidamento per il lancio della campagna vaccinale, e quindi continueremo senza sosta", ha ribadito Morrison come già sottolineato dal suo ministero della Salute. "Si tratta di un lotto da un Paese", ha detto un portavoce e la spedizione del vaccino AstraZeneca dall'Italia "non è stata presa in considerazione nel nostro piano di distribuzione per le prossime settimane".

DI MAIO: "ATTO NON OSTILE" - "Sui vaccini bisogna fare chiarezza - commenta sui social il ministro degli Esteri Luigi Di Maio -. Sono ancora troppi i ritardi nelle forniture in Ue e in Italia da parte di alcune case farmaceutiche. E chi è inadempiente non può avanzare scuse. Se sono stati firmati degli accordi, questi vanno rispettati".

"Non è un atto ostile dell'Italia verso l'Australia, ma rientra nel regolamento approvato il 30 gennaio scorso in Europa - spiega -. I motivi sono chiari e semplici: 1. L'Australia oggi è considerato un Paese 'non vulnerabile' ai sensi del Regolamento Ue; 2. Ci sono ancora pochi vaccini nella UE e in Italia e i ritardi nelle forniture da parte di AstraZeneca sono inaccettabili; 3. 250mila dosi sono tante: un conto è esportare piccolissime dosi ai fini di ricerca scientifica, un altro è esportarne 250mila".

"Per questi motivi - prosegue il ministro - quando abbiamo ricevuto lo scorso 24 febbraio la richiesta di autorizzazione all'esportazione dei vaccini anti Covid-19 da parte di AstraZeneca all'Australia, abbiamo posto un freno. Abbiamo deciso di consultare le altre Amministrazioni nazionali competenti - che hanno tutte espresso parere negativo - e dunque abbiamo proceduto ad inviare due giorni dopo la proposta di non autorizzazione all'export alla Commissione europea, che ha accolto la nostra richiesta il 2 marzo".

"Il tutto non è un atto ostile dell'Italia verso l'Australia, ma rientra nel regolamento approvato il 30 gennaio scorso in Europa, il Meccanismo sull'export che serve a evitare che le dosi di vaccino destinate all'Unione vengano spedite e commercializzate fuori dalla Ue. Siamo il primo Paese europeo a mettere uno stop all'export fuori dall'Unione di un vaccino prodotto all'interno dei nostri confini". "Come detto - conclude Di Maio -, i ritardi nella distribuzione sono inaccettabili e ci aspettiamo che questa nostra presa di posizione incida positivamente sulla campagna vaccinale europea".

(Unioneonline/D)
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