I governatori insorgono dopo la decisione del Governo di posticipare la riapertura degli impianti da sci al 5 marzo a causa dell'emergenza Covid.

Dure prese di posizione sia dai presidenti di Regione di centrosinistra che da quelli di centrodestra.

"C'è rabbia. Spero sia l'ultima volta, non è più tollerabile. Impararlo a poche ore prima, oltre al danno c'è la beffa. E' inaccettabile", ha detto il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

"Abbiamo imparato dalle agenzie di stampa cosa sia successo - ha aggiunto-: chiediamo agli esperti meno interviste e un po' più di lavoro dove si deve discutere. I cittadini non capiscono più nulla. Questo metodo è inaccettabile", ha aggiunto Bonaccini.

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha invece annunciato che scriverà al Governo per sollecitare l'attivazione di ristori e un ulteriore indennizzo per le false partenze. Ma la sua giunta valuta con l'avvocatura di costituirsi parte civile, al fianco dei gestori degli impianti, per chiedere indennizzi proporzionati alla quantificazione dei danni.

Critiche anche da Letizia Moratti, assessore al Welfare della Regione Lombardia: "Il Cts aveva i dati dei flussi già da martedì quindi poteva dare una indicazione" che avrebbe permesso al ministro Speranza di "prendere una iniziativa più tempestiva" e non decidere di prorogare la chiusura degli

impianti da sci, che avrebbero dovuto aprire domani, al 5 marzo.

Si tratta, aggiunge Moratti, di "un danno grave agli operatori".

"Quello che chiediamo al governo è avere tempi più certi e non avere aperture e chiusure così a ridosso l'una dall'altra rispetto ai tempi in cui gli operatori devono prepararsi a tornare in attività"

E tra gli operatori c'è chi ha deciso di non rispettare il divieto.

Come alla Piana di Vigezzo, in alta Ossola.

Nonostante la decisione del ministro Speranza, i gestori della stazione sciistica hanno infatti deciso di aprire gli impianti. "Ancora venerdì la Regione ci aveva assicurato l'apertura e noi abbiamo predisposto tutto, in sicurezza, per riaprire. E così lo abbiamo fatto", dice Luca Mantovani, uno dei titolari della società che gestisce gli impianti nella valle piemontese a ridosso del Canton Ticino.

Intanto, Coldiretti ha provato a calcolare i danni per il comparto. Secondo le stime la chiusura degli impianti anche nell'ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno.

(Unioneonline/l.f.)
© Riproduzione riservata