Nuovi dettagli sulla vicenda di Angelo Becciu arrivano dalla stampa estera. Non ci sarebbe infatti solo il palazzo londinese di Sloane Avenue tra gli investimenti della Segreteria di Stato vaticana che ha portato all'interruzione del rapporto fiduciario tra Papa Francesco e l'ex cardinale, ma spuntano fuori anche appartamenti di lusso sempre nella capitale britannica per circa 100 milioni di sterline. Così il Financial Times chiama in causa il ruolo di Becciu che all'epoca era il Sostituto della stessa Segreteria.

In pratica "un portafoglio di appartamenti di altissimo livello a Cadogan Square e dintorni, a Knightsbridge, uno degli indirizzi residenziali più costosi di Londra". "I nuovi documenti, che non configurerebbero alcun illecito - precisa il giornale della City -, gettano ulteriore luce sulle attività finanziarie della Segreteria di Stato".

Il tutto ben si concilia con quanto dichiarato dal vescovo Nunzio Galantino, presidente dell'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, che in un'intervista al Corriere spiega che già nel 2018, "in un più ampio progetto di razionalizzazione dell'amministrazione e di piena e più efficace vigilanza e trasparenza, il Papa ha chiesto di evitare che vi siano più centri di deposito di denaro. Ha chiesto che, per quanto possibile, vi sia un unico centro anche per spesa e investimenti". Questo "per avere sotto controllo il flusso reale della liquidità che appartiene alla Santa Sede ed è necessaria per la vita della Curia romana e la missione della Chiesa".

Quindi, aggiunge, "non è stata l'inchiesta sul palazzo di Londra né la vicenda toccata al cardinale Becciu a rendere necessaria una riforma dell'amministrazione economica, in corso già da tempo. È cominciato prima delle ultime vicende", dice Galantino. "Si sta portando a compimento quanto il Santo Padre aveva disposto circa due anni fa, il 6 novembre 2018, in una lettera al cardinale Reinhard Marx, coordinatore del Consiglio per l'Economia della Santa Sede".

(Unioneonline/s.s.)
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