E' stato l'ufficio legale di Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a dare il parere negativo e quindi a non accettare la donazione di camici da parte della Dama, società di cui il cognato del governatore della Lombardia Attilio Fontana, Andrea Dini, è amministratore delegato e la moglie ha una quota del 10%.

E' un particolare che emerge dalle indagini sulla vicenda della fornitura di 75mila camici e altri dispositivi per oltre mezzo milione di euro e trasformata in corso d'opera in donazione. Donazione di "non modico valore" che, secondo il codice, necessita dell'atto pubblico notarile e della presenza di due testimoni. Quindi non era sufficiente la mail mandata da Dini lo scorso 20 maggio all'allora dg di Aria Filippo Bongiovanni per revocare il contratto di fornitura. In più, a contribuire al rigetto del cospicuo regalo è stato anche il conflitto di interessi. Inoltre, da quanto si apprende, i pm che coordinano l'inchiesta in cui tra gli indagati per frode in pubbliche forniture ci sono, oltre a Fontana, Dini, Bongiovanni (entrambi accusati anche di turbata libertà nella scelta del contraente) e una funzionaria di Aria, ieri avrebbero concluso un primo giro di audizioni.

La Procura, infine, ha acceso un faro anche sul conto in Svizzera con depositati 5,3 milioni del presidente della Lombardia, denaro ereditato dalla madre e poi scudato, da cui sarebbe dovuto partire il bonifico di 250 mila euro, poi bloccato in quanto operazione sospetta dall'Uif della Banca d'Italia, a titolo di risarcimento al cognato per il mancato profitto derivato dalla trasformazione della fornitura in donazione.

Secondo quanto riporta "Il Corriere della Sera", nel 2017 Fontana sarebbe stato anche multato dall'Autorità nazionale anticorruzione per omessa dichiarazione dello stato patrimoniale.

Il presidente di Regione Lombardia venne sanzionato per non aver fornito al Comune di Varese - di cui è stato sindaco fino al giugno 2016 - lo stato patrimoniale del 2016 (relativo al 2015) da cui sarebbe risultata la nuova disponibilità 5 milioni di euro che erano stati sanati in rientro dalla Svizzera utilizzando lo scudo fiscale.

"L'Anac chiede lumi e così alla fine di gennaio 2017 di nuovo il responsabile anticorruzione del Comune conferma che Fontana ha continuato a non trasmettere la dichiarazione di legge benché gli sia stata sollecitata molte volte. Così la dirigente dell'Uvot-Ufficio di vigilanza sugli obblighi di trasparenza, all'interno di Anac, sanziona con mille euro".

Fontana, secondo il quotidiano, dei due trust creati dalla madre defunta che "risultava intestataria", in uno risultava "il soggetto delegato" e nell'altro "il beneficiario economico".

(Unioneonline/F)
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