Secondo l'Imperial College di Londra le infezioni di Covid-19 in Italia al 28 marzo riguardavano il 9,8% della popolazione. Per un totale di ben 5,9 milioni di casi, altro che i 101.739 riportati ieri nel consueto bollettino quotidiano della Protezione civile.

A sottolineare questo dato il virologo del San Raffaele di Milano Roberto Burioni, che aggiunge: "Capite perché i numeri che sentite in tv alle 18 non hanno molto significato? Capite perché l'Italia ha così tanti morti in più rispetto alla Germania. Questa stima è dei ricercatori dell'Imperial College di Londra, tra i migliori studiosi al mondo di epidemiologia"., avverte.

In Germania, secondo gli stessi studiosi, sarebbe stato infettato al momento solo lo 0,41% della popolazione.

Le misure draconiane adottate in Europa, secondo gli stessi ricercatori, potrebbero aver già evitato fino a 120mila morti nel Vecchio continente.

Queste le stime: è infettato il 2,7% della popolazione nel Regno Unito, lo 0,41% in Germania, il 3% in Francia e il 9,8% in Italia. Di qui i 5,9 milioni di casi di cui ha parlato Burioni.

Stime che tuttavia per Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Iss, sono "improbabili".

"Se abbiamo poco più di 70.000 casi positivi, pur moltiplicandoli per dieci per tenere conto dei casi sfuggiti e degli asintomatici, arriveremmo a 700.000 mila. Una cifra molto diversa da quasi 6 milioni. Inoltre bisogna tener conto del fatto che la maggior parte dei casi in Italia si è verificato al Nord, in Lombardia. La stima dell'Imperial è una media nazionale? Vuol dire che un'elevata parte di popolazione al Nord si sarebbe infettata e che il virus abbia circolato silente nel resto d'Italia? L'Imperial College, prima di dare i numeri dovrebbe confrontarsi con chi lavora sul campo", afferma seccamente.

(Unioneonline/L)
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