"Condannatemi, è giusto, ma non fatemi passare per un mostro".

Questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rilasciate in aula da Domenico Massari, l'uomo che il 13 luglio 2019 ha ucciso l'ex compagna Deborah Ballesio mentre cantava in un karaoke a Savona.

Imputato davanti alla Corte d'Assise della città ligure, Massari ha letto un lungo testo, assumendosi la responsabilità dell'omicidio, ma fornendo la sua versione sul movente.

"Non l'ho uccisa per gelosia, di lei non mi importava più nulla. L'ho fatto perché mi aveva rubato il futuro e portato via tutto. Se fossimo stati due uomini sarebbe finita nello stesso modo. Tante menzogne sono state dette su di me, ma io non ho mai maltrattato nessuno".

Ancora, ha spiegato Massari, "quando ci siamo fidanzati mi ha confidato il sogno di aprire un locale di lap dance. Io non potevo comparire in società perché avevo un debito di 600 mila euro con Equitalia, quindi l'ho intestato solo a lei, investendo 400 mila euro in contanti frutto anche del traffico di droga. Poi lei mi ha estromesso e per questo le ho bruciato il locale".

Poi l'imputato ha aggiunto: "Quando sono uscito dal carcere sono andato nel terreno in cui avevo sepolto la mia 'pensione' e ho trovato tante buche e niente soldi. Sono caduto nello sconforto, non avevo più nulla". Da qui, ha spiegato, la decisione di vendicarsi sparandole più colpi con uno che ferì anche una bambina. "E' stato quando ho saputo di questo particolare che ho deciso di costituirmi. Altrimenti non avrei avuto problemi a nascondermi: a 12 anni prendevo frustate, a 16 ho conosciuto la droga, avevo imparato a cavarmela".

I giudici hanno ascoltato anche l'automobilista che, dopo il delitto, ha accompagnato Massari a costituirsi, a Sanremo: "Mi ha legato le mani con un foulard, aveva una pistola", ha riferito l'uomo. Aggiungendo: "L'ho assecondato perché ho pensato che così sarei potuto tornare a casa".

(Unioneonline/l.f.)
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