Aggressione questa mattina nel bar del tribunale di Pescara, durante una pausa della seconda udienza preliminare sul disastro dell'Hotel Rigopiano, per l'ex sindaco di Farindola, località interessata dalla strage, Massimiliano Giancaterino.

Giancaterino, che è uno dei 25 imputati, è stato aggredito alle spalle, mentre stava prendendo un caffè, da Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia.

La donna - che è la moglie di Alessio Feniello, sotto processo a Pescara per aver violato i sigilli dell'area dove è morto il figlio Stefano - ha preso a pugni l'uomo, che poi è caduto a terra, urlandogli: "Hai firmato

la condanna a morte di mio figlio".

Immediato l'intervento delle forze dell'ordine e, successivamente, anche degli operatori del 118, che hanno assistito Giancaterino.

"Stavo prendendo un caffè con i miei avvocati, quando sono stato aggredito. Non so da chi, era una donna. Mi ha picchiato, mi ha riempito di botte. Segue querela", ha commentato poi l'ex sindaco all'uscita del tribunale scortato dagli operatori del 118.

LA TRAGEDIA - A Rigopiano, a causa della valanga che ha travolto l'hotel il 18 gennaio 2017, hanno perso la vita 29 persone.

Nel momento in cui l'enorme massa di neve e ghiaccio, del peso di 120.000 tonnellate, ha travolto la struttura, erano presenti all'interno 40 persone: 28 ospiti, tra cui 4 bambini, e 12 dipendenti, che erano isolati perché la strada provinciale dall'hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 chilometri, era "impercorribile per ingombro neve - si legge nelle carte dell'inchiesta - di fatto rendendo impossibile allontanarsi".

La Procura di Pescara, che il 26 novembre 2018 ha chiuso l'inchiesta, non ha dubbi: negligenza, imperizia e imprudenza, a tutti i livelli istituzionali, causarono la tragedia. Gli indagati sono 25 e sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione di atti d'ufficio, abuso di atti d'ufficio.

(Unioneonline/v.l.)
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