Nel sangue di Imane Fadil, una delle testimoni chiave del caso Ruby morta il primo marzo scorso dopo un mese di agonia, non è stato rilevato alcun metallo a livello tossico.

I risultati arrivano dal Centro Antiveleni dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Maugeri di Pavia, incaricato di verificare una possibile presenza sospetta di metalli nel sangue della giovane.

"Campioni biologici della paziente sono stati inviati al Centro dall'ospedale in cui si trovava ricoverata, per esami e consulenza tossicologica - ha fatto sapere attraverso una nota Carlo Locatelli, il direttore del Centro - È stato richiesto il dosaggio dei metalli, ossia la loro individuazione in liquidi biologici, attività che è stata effettuata, e il cui esito è stato trasmesso alla struttura che lo aveva richiesto. Esito che era ed è evidentemente protetto da privacy. Con riferimento al sospetto avvelenamento e alle notizie stampa diffuse, è opportuno ricordare che noi non identifichiamo radionuclidi e non effettuiamo misure di radioattività".

Dagli investigatori, infatti, non è esclusa la presenza di sostanze radioattive nel corpo della donna.

A fare luce sulla misteriosa morte di Fadil saranno solo gli esiti dell'autopsia che avverrà tra mercoledì e giovedì. L'esame verrà eseguito dalla anatomopatologa Cristina Cattaneo, alla presenza di un pool di consulenti nominati dai pm.

(Unioneonline/s.a.)
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