Mercoledì 30 gennaio, alle ore 11, il caso Diciotti arriva sul tavolo della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, convocata per la domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini.

Relatore sarà Maurizio Gasparri.

La giunta preparerà una relazione scritta sulla vicenda da trasmettere al presidente del Senato, che da allora avrà 60 giorni di tempo per calendarizzare il voto sull'autorizzazione a procedere.

Se la maggioranza dei senatori dovesse negarla, la Procura deve rinunciare a proseguire l'indagini, con Salvini che sarebbe dunque salvato dai suoi colleghi. Se dovesse approvarla, inizierebbe il processo davanti alla magistratura ordinaria.

LE POSIZIONI DEI PARTITI - Pd e LeU voteranno a favore, Lega Forza Italia e FDI voteranno contro. Ago della bilancia è dunque il Movimento 5 Stelle. Di Battista ha chiesto a Salvini di rinunciare all'immunità, Di Maio ha detto che M5S voterà a favore dell'autorizzazione a procedere. Per i pentastellati d'altronde votare contro significherebbe sconfessare anni di opposizione.

La Lega, però, ha già avvisato: "Processare Salvini equivarrebbe a processare l'intero governo".

Il capo politico pentastellato ha comunque detto che condivide quanto fatto dal collega di governo sulla Diciotti e che è disposto ad andare a testimoniare in favore del leader del Carroccio. Ma a Salvini, viste le prese di posizione di Forza Italia e FDI, basterebbero poco più di 20 voti dei 5 Stelle a suo favore per sfuggire al processo.

LE ACCUSE E LE PAROLE DI SALVINI - Il ministro è accusato di sequestro di persona, rischia dai tre ai 15 anni di carcere. Secondo i giudici è stato mosso da ragioni politiche nel trattenere per giorni in mare 177 migranti a bordo di una nave della nostra Marina militale.

"Lo sbarco di 177 cittadini stranieri - si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere - non può costituire un problema cogente di ordine pubblico per diverse ragioni. La decisione è stata adottata per volontà meramente politica, il ministro ha agito al di fuori delle finalità proprie dell'esercizio del potere conferitogli dalla legge, violando le convenzioni internazionali".

La posizione del leader della Lega sembra essere un po' confusa. Quella di un uomo che vorrebbe sfuggire al processo, ma anche dimostrare al suo elettorato che è pronto al carcere pur di difendere i confini.

Subito dopo l'apertura delle indagini da parte della Procura di Agrigento, un paio di mesi fa, aveva detto che intendeva farsi processare. Dopo la richiesta di autorizzazione a procedere, nel video pubblicato su Facebook, ha chiaramente fatto capire che si aspettava dal Senato e dagli alleati di governo uno stop ai magistrati.

E ancora oggi, appreso che i 5 Stelle gli chiedono di rinunciare all'immunità, ha affermato: "M5S voti secondo coscienza, non ho bisogno di aiutini. Decidano loro, io sono orgoglioso di aver dimostrato che l'immigrazione si può mettere sotto controllo. Sono pronto ad essere processato per aver difeso i confini del mio Paese. Non mollo".

Tuttavia, se il leader vuole mostrarsi pronto ad affrontare il giudizio dei magistrati, il ministro leghista Lorenzo Fontana minaccia "conseguenze politiche" sul governo. Un chiaro avvertimento ai 5 Stelle.

"Dovrebbe essere indagato tutto il governo, visto che in consiglio dei ministri non ho sentito distinguo rispetto alla sua azione. Se M5S votasse a favore dell'autorizzazione a procedere questa avrà inevitabilmente delle conseguenze politiche", afferma.

(Unioneonline/L)
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