Nuove tensioni al centro di accoglienza Cara di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, dove questa mattina sono ripresi con gli autobus i trasferimenti dei migranti che, come stabilito dal Viminale, dovranno lasciare la struttura in chiusura.

La deputata Rossella Muroni, di Liberi e Uguali, si è messa davanti a un pullman di rifugiati per impedirne l'uscita dal centro di accoglienza. Il suo gesto è stato accolto dagli applausi delle molte persone presenti.

"Restiamo umani per favore – ha scritto la deputata su Twitter - Bambini, donne, uomini, vogliamo solo sapere dove vanno e che condizioni troveranno".

Sono 75, dopo i 30 di ieri, i migranti oggi in partenza dal centro, attivo da oltre 10 anni, e che sempre si è distinto per i progetti di integrazione e inserimento scolastico. Attualmente il centro ospita 535 migranti ed è il secondo più grande d'Italia.

La struttura nel 2016 era addirittura stata scelta da papa Francesco per la celebrazione della lavanda dei piedi del Giovedì Santo, accompagnata dal gesto, che a lungo aveva fatto discutere, del suo inginocchiarsi davanti a 12 profughi.

"Mi ero impegnato a chiudere le megastrutture dell'accoglienza, dove ci sono sprechi e reati, come a Bagnoli, a Castelnuovo di Porto, a Mineo – ha spiegato questa mattina Matteo Salvini - e lo stiamo facendo". "Il diritto alla salute - ha quindi spiegato - è garantito a tutti, il diritto alla scuola pure. I bambini non possono essere espulsi".

"Quello che sta succedendo a Castelnuovo, vicino a Roma, è drammatico – la replica del segretario del Pd Maurizio Martina -. Fare uscire dalla legalità centinaia di persone e metterle in mezzo alla strada è il risultato concreto del decreto Salvini".

Proprio ieri a Castelnuovo di Porto si è svolta una manifestazione di solidarietà nei confronti dei migranti, tra i quali anche bambini che frequentano le scuole, costretti a lasciare il Cara. A protestare, insieme ai sindacati, sono stati anche i lavoratori della cooperativa che gestisce il centro preoccupati perché rischiano il posto di lavoro.

LE STORIE - Mentre lo sgombero è in atto, sono già molte le storie che fanno riflettere. Come quella di Mouna Alì, 24enne somala con due figli lasciati a Mogadiscio. A lei, che non ha protezione umanitaria e dunque non ha diritto a una seconda accoglienza fuori dal centro, ci ha pensato il sindaco: “Per qualche giorno puoi stare a casa nostra”, le ha confermato il sindaco Riccardo Travaglini con grande semplicità.

O ancora quella di Ansou Cissé, che per tutti a Castelnuovo è il "bomber". A soli 19 anni è il cannoniere della squadra di calcio locale, ma ora probabilmente non potrà più calcare quei campi che, dopo il burrascoso passato in Senegal e al centro di Lampedusa, gli avevano ridato il sorriso. "Non l'ha presa bene perché il ragazzo si era integrato, era un anno e mezzo che giocava con noi. Con lui è rimasta male tutta la squadra, e perderlo sarebbe un vero peccato " il commento del presidente della Castelnuovese Calcio, Mauro Sabbatini.

(Unioneonline/v.l.)
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