"È una ferita ancora aperta. Credo che sarà chiusa nel momento in cui sarà determinata la sua carcerazione".

Per uno strano caso del destino c'era anche Alberto Torregiani all'intervento di Matteo Salvini alla Scuola di formazione politica della Lega, a Milano.

A poche ore dalla cattura di Cesare Battisti, Torregiani, figlio di una delle vittime dell'ex terrorista dei Pac, ha potuto così incontrare da vicino un esultante ministro dell'Interno e fare qualche dichiarazione ai giornalisti. Con le lacrime agli occhi.

"Penso che mio padre - ha detto - dopo 40 anni possa finalmente riposare in pace. Stanotte ho dormito malissimo, magari sentivo qualcosa. Ho ricevuto tanti messaggi di sostegno, da amici, giornalisti. La sua carcerazione è la nostra vittoria. Anzi la vostra".

Se non avesse ricevuto quella notizia, ha aggiunto, "avrei chiesto a Salvini a che punto eravamo nella vicenda Battisti, oggi tutto cambia. Magari gli chiederò di mantenere la fermezza. Possiamo gioire ma non siamo euforici. Facciamolo arrivare in Italia. Ha fatto tutti i gradi di processo, il dado è tratto, non si può riaprire il processo".

Alberto Torregiani con il padre Pierluigi (Ansa)
Alberto Torregiani con il padre Pierluigi (Ansa)
Alberto Torregiani con il padre Pierluigi (Ansa)

IL DELITTO - Quel giorno del 16 febbraio 1979, Pierluigi Torregiani - gioielliere titolare di un piccolo esercizio nel quartiere Bovisa, a Milano - stava aprendo il suo negozio assieme ai figli.

È qui che fu colto da un gruppo armato, costituito da Sebastiano Masala, di Nule, Giuseppe Memeo e Gabriele Grimaldi.

Torregiani, che si aspettava questa aggressione, cercò di rispondere estraendo la pistola, ma fu colpito da Memeo e finito con un colpo alla testa da Grimaldi. Nella sparatoria rimase ferito il figlio Alberto, all'epoca quindicenne: un proiettile raggiunse la sua colonna vertebrale rendendolo paraplegico per tutta la vita.

Torregiani da tempo era nel mirino dei terroristi, da quando durante un tentativo di rapina in una pizzeria - anche lì il gioielliere era armato - era stato additato come un "giustiziere di estrema destra".

Memeo e Grimaldi furono condannati come esecutori materiali, Masala come concorrente. Dal processo emerse che Battisti era stato co-ideatore e co-organizzatore del delitto e fu condannato a 13 anni (poi ergastolo in appello per altri omicidi).

(Unioneonline/D)
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