Dalla libertà di manifestare il proprio pensiero al procurato allarme il passo può essere breve. Soprattutto quando - come sta succedendo questi giorni a Iglesias, dove è stato individuato un nuovo caso di coronavirus, il terzo da marzo, e 18 persone sono in isolamento - si diffondono attraverso i social pseudo notizie con dati sparati a caso su presunti nuovi contagi.

Diffondendo nomi e cognomi e persino immagini di ambulanze ferme di fronte alle case di privati cittadini. Quasi una caccia alle streghe, pericoloso desiderio di scovare gli "untori", divulgando numeri e circostanze che stanno provocando grande preoccupazione tra i cittadini.

Non a caso le forze dell'ordine - cui sono arrivate diverse segnalazioni - stanno monitorando post e messaggi inviati in maniera capillare a decine di utenti. E, come detto, potrebbe configurarsi il reato di procurato allarme.

Mentre il sindaco, Mauro Usai, in un lungo post su Facebook, invita i cittadini a "non seguire le voci di corridoio, ma attenersi alle fonti certe".

Usai anticipa che a breve l'Ats darà l'esito dei tamponi eseguiti alle diciotto persone entrate in contatto con il paziente positivo. E puntualizza: "Non sono tra questi contatti. Tutto il resto, cattiverie e dicerie, le lasciamo alle miserie di chi le crea. Mi limito ad osservare che godere del male altrui è inumano e sintomatico, questo sì, di un grande disagio personale che nessun vaccino potrà mai curare".
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