Aveva 39 anni ed era sarda la detenuta che si è tolta la vita nel penitenziario di Bancali. Le agenti della Polizia Penitenziaria hanno fatto di tutto per salvarla, ma quando sono entrate nella cella era già troppo tardi.

La detenuta si è impiccata, questo emerge dalle indagini interne avviate dopo la tragedia. Stava scontando la pena per una serie di furti e nei giorni scorsi aveva avuto la notizia della liberazione anticipata, sarebbe uscita dal carcere sassarese a maggio.

Stando agli accertamenti in corso, la sua condizione, almeno in questo momento, non era tale da rendere necessaria una sorveglianza più stretta. Ma questo sarà accertato dalle indagini interne.

Nel reparto femminile di Bancali ci sono una quindicina di detenute, seguite dalle poliziotte penitenziarie. Il clima non è quello di tensione della sezione maschile, anche se le problematiche delle persone detenute sono gravi, si parla soprattutto di tossicodipendenza. Nell'istituto, privo di un direttore e di un comandante della Polizia penitenziaria in pianta stabile, ci sono soltanto uno psicologo e due psichiatri per oltre 400 detenuti.

La notizia del suicidio di ieri è stata data dal segretario del sindacato Osapp, Domenico Nicotra, che da tempo denuncia la situazione del penitenziario sassarese. Anche la sigla sindacale Sappe, tramite il delegato Antonio Cannas, ieri era intervenuta sulle aggressioni ai danni degli agenti. Il garante dei detenuti del Comune di Sassari, Antonello Unida, ha commentato così la tragedia: "Una bruttissima triste notizia, una mia sconfitta, una sconfitta per la società intera. Un suicidio è sempre una brutta sconfitta e quando avviene all'interno di una struttura penitenziaria è di tutti noi. È successo nella sezione femminile, è un bruttissimo colpo".
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