Il gip del tribunale di Cagliari ha convalidato il fermo di Joselito Marras e di suo figlio Michael, accusati di aver ucciso i fratelli Massimiliano e Davide Mirabello (35 e 40 anni), scomparsi da Dolianova il 9 febbraio e i cui corpi non sono mai stati ritrovati.

I Marras, che sono in carcere da venerdì scorso, sono vicini di casa delle vittime. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere assistiti dagli avvocati Maria Grazia Monni e Patrizio Rovelli.

I fratelli Mirabello (Archivio L'Unione Sarda)
I fratelli Mirabello (Archivio L'Unione Sarda)
I fratelli Mirabello (Archivio L'Unione Sarda)

L'udienza si è svolta in videoconferenza a causa delle restrizioni contro la diffusione del coronavirus. Il gip Giuseppe Pintorni ha firmato infine l'ordinanza per la custodia cautelare a Uta. La decisione è stata presa per il pericolo di fuga e per il rischio di inquinamento probatorio.

Il giudice non ha invece confermato la premeditazione.

"Gli indizi relativi alla responsabilità dei due indagati - hanno spiegato i legali degli indagati - sono inconsistenti e propongono, come certa, una responsabilità fondata su una ricostruzione dei fatti meramente congetturale".

Per l'emissione del provvedimento di fermo è stato determinante il risultato degli esami del Ris, in particolare sulle tracce di sangue trovate nell'auto della famiglia Marras, compatibili con Davide Mirabello.

"Gli esiti, seppure venissero confermati, potrebbero comunque avere numerose spiegazioni alternative - hanno aggiunto i difensori - In ogni caso si parla di semplice 'compatibilità' con il sangue di uno degli scomparsi".

Alla base del duplice omicidio ci sarebbero vecchi attriti tra le due famiglie che hanno terreni confinanti.

(Unioneonline/s.s.)

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