Il processo di primo grado per i veleni di Quirra riprenderà l'11 aprile, dopo alcuni mesi di stop. Il rischio prescrizione, più che concreto, incombe sul giudizio di primo grado. Gli otto imputati, accusati di omissione dolosa di cautele contro infortuni e disastri sono gli ufficiali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi, Paolo Ricci, Gianfranco Fois e Fulvio Francesco Ragazzoni, i comandanti che si alternarono dal 2002 al 2012 al comando del Poligono interforze di Perdasdefogu. Sono tutti accusati accusati di omissione dolosa di cautele contro infortuni e di disastro ambientale. A nove anni dall'apertura dell'inchiestra e quattro dall'inizio del dibattimento, dopo un centinaio di udienze tutto potrebbe riassumersi con le parole di un sindaco direttamente coinvolto: «Tanto rumore per nulla». Eppure quanto accaduto a Quirra, nel Poligono più grande d'Europa, è ormai risaputo. I primi sospetti risalgono a 17 anni fa. Nel luglio del 2003 la Procura della Repubblica di Cagliari aprì un'inchiesta per fare luce sull'epidemia di leucemia nel piccolo villaggio di Quirra, 150 abitanti e undici morti in cinque anni. Diciassette anni dopo i giudici non hanno ancora emesso una sentenza. All'epoca il ministro della Difesa era Carlo Giovanardi. Un interrogazione del parlamentare Tonino Loddo chiedeva lumi sulle: «fonti scientifiche poste alla base dell'affermazione secondo cui le malformazioni registratesi nella zona del Poligono del Salto di Quirra siano da correlarsi alla presenza anomala di arsenico e altri materiali». Difficile credere che il ministro potesse dare una risposta esaustiva. Per avere il primo indagato, l'ex colonnello Tobia Santacroce, bisogna attendere il 2010. Le ipotesi di reato sono disastro ambientale aggravato, omicidio plurimo, omissione d'ufficio e falso ideologico.

In procura a Lanusei da qualche tempo c'è Domenico Fiordalisi. Il pm è convinto che la distruzione sistematica attraverso il brillamento di tutte le munizioni e le bombe inservibili e il seppellimento di rifiuti militari avrebbero creato un disastro ambientale capace di causare le malattie e le morti sia degli animali, sia delle persone (militari compresi) che hanno frequentato il poligono.

A rompere il muro di silenzio e ispirare l'inchiesta Giorgio Mellis, 64 anni, veterinario greco di Ioanina trapiantato a Villagrande. Mellis lavorò per conto delle Asl di Lanusei e Cagliari al piano di monitoraggio ambientale nelle terre di Quirra, voluto dal comitato territoriale, pagato dalla Difesa e affidato alla Sgs, una società del gruppo Fiat. I militari vollero indagare, alla luce delle pressioni dell'opinione pubblica. I medici fecero un penoso pellegrinaggio tra bestie malformate e pastori morti. Un malato di leucemia quasi in ogni ovile, con percentuali vicine al 65 per cento, irreali percentuali di metalli pesanti negli organi degli animali. Pierangelo Mulas, allevatore, raccontò ai medici di capretti deformi, nati con la linea alba non formata, di parenti uccisi da neoplasie. Disse di aver informato la Asl, senza aver risposte.

Nell'ovile dei fratelli Zucca, tra il 1980 e il 1985 nascevano capretti ciechi, con problemi neurologici. Eppure nella contrada di Quirra tutto sembrava normale. Nell'azienda dei fratelli Vacca nacquero agnelli mostruosi e due fratelli morirono per un tumore. I pastori collaborarono, fornendo dati e cartelle cliniche. Mellis e Lorrai indagarono nel raggio di 2,7 chilometri dalle installazioni. Verificarono come l'intensità dei fenomeni di malformazioni e aborti negli animali ebbe il picco tra gli anni '80 e '90 per migliorare successivamente.

Il lavoro per la Sgs si concluse e venne presentato il primo febbraio 2011.

Le notizie avevano da tempo superato i reticolati per finire sulle prime pagine dei giornali, con risultati esplosivi. I prossimi mesi diranno se si arriverà a una sentenza. Simone Loi
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