Non avrebbero mai accettato l'omosessualità del figlio. E adesso la madre e il fratello si ritrovano a processo con l'accusa di stalking. La vicenda è stata ricostruita in tribunale a Oristano da P.P., 43enne allevatore di Arborea, che davanti al giudice ha ricordato gli ultimi tre anni di minacce e umiliazioni che avrebbe subito da parte della mamma M.A. e del fratello M.P..

L'uomo, sposato e papà di due figli, quando ha ammesso a sé stesso la propria omosessualità ne ha parlato subito con la moglie, che lo accetta. I problemi nascono invece con la madre che non accetta l'amicizia tra il figlio e quel compagno gay.

"Mi disse che non voleva un figlio omosessuale, che per lei ero morto e che avrebbe fatto in modo di portarmi via i bambini", ha raccontato l'uomo. Da allora, secondo quanto riferito dall'allevatore, è stato un crescendo di offese e minacce nonostante i suoi iniziali tentativi di mediazione. "Mi diceva che solo il suicidio avrebbe lavato il disonore che stavo creando alla nostra famiglia".

Sono mesi durissimi per l'allevatore, che pensa davvero di farla finita davanti alle offese di pedofilia e prostituzione. E una volta a uno dei nipoti, la donna avrebbe detto che "ai tempi di Hitler quelli come il babbo finivano nelle camere a gas e diventavano saponette". E durante una delle discussioni più accese la donna arrivò a colpirlo con un bastone. Anche il fratello lo avrebbe minacciato di morte e intimidito più volte.

Ed ecco che si arriva in Tribunale, P.P. è parte civile con l'avvocatessa Romina Marongiu, mentre la mamma e il fratello sono difesi da Gesuino Loi e Romina Pinna. La difesa ha provato a puntare su questioni economiche che sarebbero state all'origine dei dissidi, poi è stata la mamma a dire la sua. "Non ho mai saputo nulla dell'omosessualità di mio figlio, me lo ha detto a bruciapelo senza darmi il tempo di capire. Non è colpa mia se non riesco a concepirlo, sono una donna all'antica."
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