Segni particolari: poveri. Ad ottobre 2018 erano 230 le famiglie di Tortolì che avevano presentato domanda al Comune per ottenere il Rei, il reddito di inclusione, la misura contro la povertà. Erano stati ammessi 180 nuclei familiari, con 260 componenti. In media ricevevano 400 euro al mese. A inoltrare richiesta per il reddito di cittadinanza sono stati molto di più. In Ogliastra complessivamente sono state presentate, al 31 ottobre, 1373 domande per il reddito di cittadinanza e la disoccupazione sfiora quota 16 mila su una popolazione residente di 50 mila abitanti. Per spiegarci, un ogliastrino su tre naviga in cattive acque. I poveri di oggi non sono solo immigrati, reietti e anziani con le pensioni minime. Sono le famiglie che stentano ad arrivare a fine mese con uno stipendio, sono over 55 separati e con figli, che hanno perso il lavoro.

POVERTA' EDUCATIVA - Michele Muggianu, segretario territoriale Cisl, ha ben chiaro quali siano i contorni del problema. «I dati non sono confortanti. Le richieste di accesso al reddito di cittadinanza sono un chiaro indicatore di disagio. I poveri in Ogliastra sono disoccupati di lungo corso, persone che sono uscite dal sistema di ammortizzatori sopciali, espulsi dal mercato del lavoro e che fanno fatica a tornarci. Sono in genere persone con bassa scolarità. Abbiamo un problema di povertà educativa». Perché si sia arrivati a questo punto è palese. L’industria è in costante declino e l’occupazione è stagionale. Al termine dell’Estate i lavoratori si precipitano a richiedere la disoccupazione. «Se vogliamo alleviare questa situazione – spiega Muggianu - dobbiamo investire sulla scuola e sulla professionalità. Servono azioni di sostegno. Non è un problema di risorse, che spesso ci sono. Vanno utilizzate in modo migliore».

A TAVOLA - La Caritas diocesana in Ogliastra ha due sedi: a Tortolì (dove operano un centinaio di volontari) e Lanusei (con 40 volontari).

Tre suore indiane, della congregazione Samaritana, sono sempre presenti a Tortolì, mentre a Lanusei operano tre suore “francescane dei poveri”. Don Giorgio Cabras è il responsabile della Caritas per la Diocesi: «Le persone si rivolgono alla Caritas perché hanno problemi economici, legati all'occupazione con conseguenti problemi familiari e difficoltà a fronteggiare le spese dovute a problemi di salute. Permangono problemi abitativi, con la relativa difficoltà al pagamento dell'affitto. Le richieste riguardano soprattutto beni e servizi: alimentari, sussidi economici e vestiario. Abbiamo richieste di tipo sanitario e per pagare farmaci e cure mediche». La mensa Caritas di Tortolì serve 20 mila pasti caldi all’anno. È un approdo sicuro per i più bisognosi. La mensa venne inaugurata alla vigilia di Natale 2015. Da allora è un presidio di solidarietà. Don Giorgio e i suoi collaboratori ogni giorno aggiungono un posto a tavola.

AIUTO SOLIDALE - Ma tra le iniziative Caritas c’è anche il centro ascolto, il servizio vestiario, il microcredito. Per un periodo (fin quando c’è stata possibilità) è stato attivato anche il Prestito della speranza. Gli economisti lo chiamerebbero approccio integrato al problema. Nei mesi scorsi la realtà solidale è stata protagonista della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza episcopale italiana. Le attività della struttura di Tortolì sono state avviate con 100 mila euro provenienti dai fondi 8xmille della Chiesa cattolica, assegnati al progetto ''Nessuna periferia è lontana''.

Lara Depau, vicesindaco di Tortolì, tra le altre cose si occupa di volontariato per l’amministrazione guidata da Massimo Cannas: «Le persone più bisognose sono quelle più difficili da raggiungere. Cerchiamo di stringere le fila della collaborazione tra i diversi gruppi di volontari per gestire meglio le risorse e garantire una distribuzione più efficace. I soldi non bastano mai, contiamo sempre sulla grande generosità delle famiglie di Tortolì». Ci sono tante povertà: la solitudine, il disagio, la malattia. «Ognuno deve dare quel poco che può ma insieme possiamo fare molto – conclude la Depau - il volontario stabilisce un contatto umano, restituisce la dignità a chi credeva di averla persa».
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