Tra gli effetti collaterali della zona bianca c’è l’aumento sensibile di incidenti stradali e di infortuni in genere. Un problema concreto che stride con il fatto che a Cagliari, a disposizione dell’intera città metropolitana, siano operativi soltanto due dei quattro pronto soccorso esistenti, ovvero il Policlinico di Monserrato e il Brotzu. Chiusi per l’emergenza Covid-19, ormai da mesi, i pronto soccorso del Santissima Trinità e dell’ospedale Marino. Brotzu e Policlinico, personale e posti letto già abbondantemente al di sotto degli organici previsti, si trovano in una trincea quotidiana denunciata dalle organizzazioni sindacali del personale sanitario nel silenzio assoluto della politica.

Numeri da emergenza - Qualche giorno fa, a Medicina d’urgenza, nell’ospedale di San Michele, su 38 posti letto, i pazienti erano 45, come denunciato dal NurSind. Il Brotzu, peraltro, è il centro di riferimento per le emergenze di tutta la Sardegna, meta continua di interventi affidati all’elisoccorso o di pazienti trasferiti in ambulanza da altri ospedali sì aperti, ma non in grado di assicurare interventi operatori oltre l’ordinarietà. La clinica ortopedica è stata trasferita mesi fa dal Marino (già privo di chirurgia d’urgenza) al Policlinico, mentre la divisione ortopedica e la chirurgia della mano sono ospitate al Brotzu. Al Santissima, ospedale Covid, ci sono una ventina di posti letto che consentono di alleggerire il Brotzu ma solo per i casi non gravi. Situazioni di forte disagio per tutti gli operatori sanitari e per i pazienti, che si accompagnano ad altri problemi pratici, come la scarsissima dotazione di tamponi molecolari per i ricoveri.

"Un altro pronto soccorso" - Emergenze quotidiane “nascoste” da altre problematiche più in generale legate al Covid-19, ma che rischiano di esplodere senza un necessario riequilibrio dei carichi di lavoro. Sempre il NurSind denuncia che al Brortzu opera un infermiere ogni quindici pazienti. La riapertura di uno dei due pronto soccorso chiusi da mesi a Cagliari potrebbe consentire di affrontare in modo più “umano” i carichi di lavoro al Policlinico e al Brotzu. E garantire più sicurezza ai pazienti.
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