Quando le acque blu cobalto del mare di Capodanno si infrangono sulle frastagliate insenature di Capo Frasca, lembo estremo della Sardegna occidentale, ti accorgi di quelle onde bianche che si schiantano ritmate sulle rocce scure della Montagna Nera. Il gabbiano d'acciaio, fattosi drone, sorvola contro vento le irte scogliere di una terra che sembra strappata da un altro continente. Un gesto di libertà geologica per conquistare il cuore del Mediterraneo, indipendente, senza più catene, capace di farsi circondare da acque che mai avrebbero bagnato quel fronte, da Capo Caccia a Porto Flavia, da Capo Teulada al Golfo degli Angeli. Se le guardi in faccia quelle pareti rocciose che costellano a strapiombo la parte più esposta dell'Isola ti assalgono interrogativi ciclopici come la grandezza dell'Universo, delle sue peripezie più affascinanti, dei segreti più remoti che si celano in quei colori così forti, segno indelebile di una costa selvaggia e inesplorata. È il viaggio più lungo e affascinante della terra di Sardegna.

Dalla fiaba alla scienza

La storia più antica di un lembo di terra strappato 35 milioni di anni fa alla costa iberica e francese per trasformarsi in un continente, quello Sardo. A raccontarla sembra una fiaba, scritta nell'immaginario fantastico delle capriole della terra, dell'inesplorato mondo della preistoria. Se prima la fantasia si adagiava su felici e ardite intuizioni ora i pilastri affondano profondi nella scienza geologica, quella che non lascia niente al caso. La prova fumante ha scolpito una cicatrice profonda sui due lati di quella frattura che ha separato per sempre il "blocco Sardo-Corso" dal continente europeo, dalla costa dell'attuale Provenza sino all'imbocco delle Alpi.

La danza della terra

Un viaggio durato un'eternità. Un distacco inaudito per compressione e una rotazione incredibile verso il centro del Mare Nostrum. La Sardegna e la Corsica, stesso blocco geologico, stesso viaggio e stesso asse di scorrimento e posizionamento, hanno compiuto il più grande viaggio geologico che la terra possa conoscere nel bacino del Mediterraneo. Una traslazione, con dimensioni più contenute, pari a quella che ha caratterizzato la storia geologica dell'India e dell'Australia. I geologi, gli studiosi della terra più profonda, la spiegano con linguaggio dotto e scientifico, per noi comuni mortali tutto si fa più semplice grazie ai loro studi. Per compiere questo straordinario viaggio tettonico la Sardegna si è affidata alla "deriva dei Continenti". Un viaggio lunghissimo, ma breve se paragonato alla storia geologica di quest'Isola straordinaria. Le prime croste terrestri su cui la Sardegna si è formata affondano le radici nella notte dei tempi.

Il Paleozoico

Il calendario deve ritornare indietro di 570 milioni di anni fa. Era il Paleozoico. Per capire la grandezza dei tempi, i Dinosauri sono comparsi nella piattaforma terrestre molto, ma molto dopo, durante il Giurassico, tra i 145 e 200 milioni di anni fa. Il grande viaggio dell'Isola di Sardegna ha inizio, però, "appena" 30/35 milioni di anni fa. Il gioco a biliardo della crosta terrestre è un incastro di spinte e contatti, di perni geologici e di rotazioni.

Spinge l'Africa

A spingere più di tutti è il continente africano. Il perno di rotazione e di spinta è localizzato al largo del Marocco. La collisione tra Africa ed Europa innesca le danze dei continenti. La pressione tettonica del continente africano, verso quello che ora sarebbe il fronte spagnolo e francese, provoca reazioni a catena. Combinate e sequenziali. La prima, la più evidente, è la frattura che si registra nella costa iberica-provenzana. Un blocco di quella costa inizia a distaccarsi. A favorire quella rottura è una corona di vulcani che si staglia lungo tutta quella faglia che genererà, da lì a poco, quegli strapiombi che segneranno per sempre sia la costa francese e spagnola che quella sardo occidentale.

Il Dna della terra

Le eruzioni dei vulcani rendono incandescente quella fascia del distacco, il magma scorre a temperature impressionanti su entrambi i versanti, la lava diventa un Dna che marchia a fuoco tutti e due i lembi di quelle terre che si stanno lentamente, ma inesorabilmente, distaccando. E sarà quella marchiatura a caldo a rendere possibile la precisa ricostruzione di quella sequenza genetica delle rocce provenzali, iberiche e sarde, tutte figlie geologiche di un'unica e incontrovertibile storia della terra.

Quel viaggio infinito

Dal distacco alla posizione attuale serviranno dai 10/15 milioni di anni. Una rotazione di pochi centimetri all'anno. Passo dopo passo, metro dopo metro. Con il perno di questa fluttuazione ancorato nel cuore del golfo di Genova. Da lì il blocco sardo-corso ha cominciato lentamente a posizionarsi sempre di più nel cuore del Mediterraneo, con un distacco totale e senza alcuna continuità geologica con la terra d'origine e tanto meno con lo Stivale, lontano e totalmente estraneo a quella terra viaggiante. Una rotazione di 45 gradi sino a posizionare la Sardegna e la Corsica in un perfetto asse nord sud che ha qualcosa di incredibile nella sua precisione.

La pace geologica

Un viaggio che ha spostato la microplacca in un tempo relativamente breve, per raggiungere l'attuale posizione di pace geologica. Non è un caso che oggi l'Isola dei Nuraghi venga considerata sicura sotto ogni punto di vista tellurico. Niente terremoti rilevanti proprio perché il distacco dal continente europeo ne ha reso indipendente la sua posizione geologico-terrestre sino a renderla immune da contraccolpi, pressioni e spinte tettoniche in grado di alterarne la stabilità. Un Continente tutto Sardo, con la Corsica saldamente agganciata nel blocco centrale del Mediterraneo. La storia fantastica della Sardegna, sempre più esclusiva, è ora ancorata agli studi più avanzati che rendono quelle supposizioni cromatiche la prova regina di questo viaggio universale durato un'eternità.

La Montagna Nera

Le tecniche sempre più all'avanguardia e sofisticate hanno reso questa storia una pagina di scienza straordinaria, messa nero su bianco dai più avanzati dipartimenti geologici delle università mondiali. Il timbro a fuoco su quel distacco che ha segnato per sempre la libertà, almeno geologica, della Sardegna. E se scorgendo le vertiginose pareti nere della costa tra Montevecchio e Capo Frasca vi venisse il dubbio di averle già intravviste dello stesso colore, della stessa foggia, dell'identica consistenza di quelle francesi o spagnole, oltre l'orizzonte della Costa Verde, sappiate che avete visto giusto. Sono le stesse della Montagna Nera della Francia meridionale e della Spagna del nord. Oggi, però, sono le libere coste della Sardegna, il Continente Sardo nel cuore del Mediterraneo.

Mauro Pili
© Riproduzione riservata